I dilemmi delle neo-mamme: pianti, coccole, vizi e consigli della suocera

di Redazione Commenta

Mamme si diventa… ed è forse la sfida maggiore che una donna possa affrontare nella sua vita. Mentre in ospedale avevate quasi la sensazione di essere protette e aiutate nella cura del piccolino, ora, con il rientro a casa, ci si può sentire sopraffatte dalla responsabilità e dai problemi. Il nuovo arrivato, anche se desiderato, crea scompiglio e richiede un’enorme quantità di energia. Per l’apprendista mamma è del tutto normale sentirsi stanca, a volte inadeguata di fronte alla nuova e impegnativa responsabilità di crescere un figlio. D’altra parte, anche il bambino si sta adattando alla nuova situazione di vita. Per di più si era appena adattato ai ritmi ospedalieri e adesso deve riadattarsi ad altri. Ma niente panico…

I CONSIGLI DI SUOCERA&CO
Occorre tener presente che il bambino ha bisogno di calma e tranquillità: almeno nei primi giorni a casa, limitate le visite. E una raccomandazione: proteggetevi dai consigli non richiesti (tenete a bada suocere, amiche, zie e vicine di casa), ma fate sempre riferimento al vostro pediatra. Ogni bambino ha ritmi diversi per quel che riguarda la fame, il sonno, il pianto, e il movimento. Non è detto dunque che altre persone possano darvi i consigli più appropriati. Ricordatevi: le mamme siete voi!

I CAPRICCI
All’inizio un neonato non sa ancora che lui è lui e la mamma è un’altra persona. Lo capirà in seguito, con il tempo. Sa solo che rispetto alla vita prenatale gli manca qualcosa e dunque ricerca questo qualcosa in continuazione. Spesso piange semplicemente per essere preso in braccio o coccolato. Non ponetevi il problema di dargliele tutte vinte: le prove di forza a questa età sono soltanto dannose e gettano le basi per problemi futuri. Inoltre è meno stressante per tutti cercare di consolarlo e assecondarlo che attenersi alla regola che se piange per niente va abituato bene, fin dall’inizio, a non fare capricci. In realtà, sostengono molti psicologi, è vero il contrario. I capricci, all’inizio non esistono. I capricci nascono quando il bambino si sente frustrato nel suo bisogno di affetto e reagisce chiedendo in continuazione di essere coccolato, attirando la vostra attenzione in mille modi.

PIANTI E COCCOLE
Il pianto è l’unico modo che un neonato ha per esprimere un bisogno o un disagio. Stare il più possibile vicini al proprio bambino è il miglior modo per imparare a decifrare questo particolare linguaggio. Non sempre, se piange, è perché ha fame. Magari ha appena finito il suo pasto, è asciutto, non ha nessun particolare disturbo, eppure piange. Non c’è nulla di più angosciante e frustrante che il pianto di un bambino a cui non si riesce a dare spiegazione: di sicuro vuole qualcosa… ma cosa? Tutto il primo mese è un periodo di assestamento sia per la mamma che per il bambino. Le nostre nonne chiamavano questa delicata fase “quarantena”. La mamma deve cominciare a conoscere suo figlio e lui deve imparare poco per volta a vivere il disagio fisico della separazione dal grembo materno. Secondo l’antropologo americano Ashley Montagu, il bambino ha bisogno di tempo per abituarsi alla sua nuova condizione: non è più a contatto costante con il corpo materno, non sente più il ritmo del battito cardiaco e non è più cullato nel liquido amniotico. Proprio per questo è importante ricreare alcune di queste condizioni: cantare una ninna nanna, o il semplice suono della voce, avvolgerlo in una copertina o in un lenzuolino, oppure tenerlo a contatto con il proprio corpo può ridargli un po’ di conforto. Una sedia a dondolo, anche se non compare fra gli oggetti utili da acquistare in vista di un figlio, è senz’altro una grande utilità: rilassa sia la mamma che il bambino.

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