Fumano meno, prendono acido folico e seguono i corsi pre-parto. Ma resta ancora alto e addirittura in lieve aumento il numero di tagli cesarei nel nostro Paese e quello delle ecografie. Questa la ‘fotografia’ delle abitudini delle donne italiane in gravidanza, scattata dall’Istituto superiore di sanità, grazie a un’indagine che raccoglie i dati di 25 Asl in 11 Regioni.
Dall’analisi risulta che il parto con taglio cesareo è aumentato lievemente, passando dal 32% del 2002 al 33,8% del 2008. Diminuisce, invece l’abitudine al fumo: il 68,1% delle donne in gravidanza smette di fumare e non riprende più se allatta al seno.
DONNE IMMIGRATE IN ITALIA
Per la prima volta, poi, l’obiettivo si è fermato sulle donne immigrate che partoriscono nel nostro Paese. Così si scopre che aumenta la forbice tra straniere e italiane, “soprattutto sull’informazione e sul monitoraggio della gravidanza. La prima visita per il 13% delle straniere arriva oltre il terzo mese, contro un ritardo del 5% delle italiane“. E ancora, un’immigrata su tre soffre di depressione post-partum.
Il progetto ‘percorso nascita’, avviato circa dieci anni fa in Istituto e che oggi aggiorna i suoi dati, si è articolato infatti in un’indagine supplementare dal titolo ‘Sperimentazione di un modello di assistenza post-partum alle donne straniere’. Questo lavoro fornisce un quadro dello stato di assistenza alle straniere e su come vivono gravidanza e puerperio fino a 40 giorni dopo il parto. Tra gli obiettivi del rapporto, la valutazione dei modelli assistenziali, dei fattori associati alle pratiche raccomandate in modo da fornire elementi per il miglioramento delle procedure dei servizi.
MAMME PIU’ ATTENTE E INFORMATE
“Rispetto alla precedente indagine – spiega Michele Grandolfo, del Reparto Salute della donna e del bambino in età evolutiva dell’Iss – i dati sono sicuramente migliorati. Le mamme sono più attente e più informate, ma resta ancora alta la medicalizzazione” della gravidanza, “e l’allattamento al seno non è, evidentemente ancora adeguatamente promosso. Sappiamo però che la presa in carico della donna e la promozione delle scelte consapevoli favorisce una minore medicalizzazione della gravidanza e un più appropriato percorso rispetto alle prestazioni richieste in questo delicato periodo“.
LE ECOGRAFIE
Si pensi solo alle ecografie “che – ricorda l’esperto – dovrebbero essere tre in tutta la gravidanza e invece sono in aumento e il più delle volte hanno una funzione solo psicologica. In questo contesto appare chiaro l’obiettivo del Progetto obiettivo materno infantile (Pomi), in cui è stato inserito il Percorso nascita“. I dati rivelano che l’82% delle donne viene assistito da un ginecologo, il 3% da un’ostetrica e il 15,2% da un consultorio familiare (rispetto al 10% del 2002). Nel 72% dei casi si tratta di un ginecologo privato (rispetto al 75% del 2002). Rispetto all’ultima indagine del 2002 aumenta anche la partecipazione ai Corsi di accompagnamento nascita, che passa al 35,5% rispetto al 30% di 8 anni fa.
IL FUMO E L’ACIDO FOLICO IN GRAVIDANZA
Le donne in gravidanza smettono di fumare e non riprendono più se allattano, dunque “se si promuove l’allattamento al seno si ottiene un doppio risultato“, dicono dall’Iss. Aumentano le future mamme che assumono acido folico: nel 2004-05 rappresentavano solo il 4%, nel 2008 sono passate al 20,8%. Questo risultato è stato reso possibile anche grazie all’informazione del Centro nazionale malattie rare dell’Iss, che ha distribuito materiale nelle Asl italiane e realizzato un sito web sull’acido folico. Questi dati evidenziano, sottolineano gli esperti, la necessità di sostenere le persone che sono in maggiore difficoltà in tutto il percorso.
LA DEPRESSIONE POST-PARTUM
Si pensi all’importanza dell’assistenza post-partum, uno strumento particolarmente importante da implementare soprattutto nella popolazione più a rischio – afferma Angela Spinelli, responsabile del Reparto Salute della donna e del bambino in età evolutiva – Lo dimostrano i dati sulle straniere in gravidanza, nelle quali il disagio psicologico tocca punte del 30%.
L’indagine sulle immigrate si è basata su due gruppi: uno di intervento, che ha previsto assistenza domiciliare, e uno di controllo, senza assistenza. I dati hanno dimostrato che le donne assistite nei 40 giorni dopo il parto presentavano un minore disagio psicologico (21,6% contro 32,6%) e una maggiore consapevolezza nella scelta del pediatra (l’82,3% delle assistite contro il 73%). Il dato più preoccupante riguarda l’informazione sulle vaccinazioni: il 19,1% delle straniere non assistite non sa quando vaccinare i figli, contro il 13% delle assistite.
SESSO E ALLATTAMENTO
Ampio divario anche sulla conoscenza della salute riproduttiva e sui metodi contraccettivi: il 30% del gruppo di controllo non sa di poter restare incinta nel periodo di allattamento, contro il 7,1% del gruppo di intervento.