Nelle piccole isole italiane si nasce di più e si muore meno rispetto alle altre aree del Belpaese. Forse per merito del mare o di una dimensione di vita più autentica, le 46 ‘perle’ tricolori, divise in 36 comuni di 7 regioni ma con solo 8 ospedali all’attivo, costituiscono un buon approdo per la cicogna, nonché un insolito elisir di lunga vita. La buona notizia arriva dal XI Congresso siculo-calabro della Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti), svoltosi a Lipari.
SISTEMA SANITARIO SULLE PICCOLE ISOLE
Tra le novità presentate, lo studio sull’organizzazione sanitaria nelle isole minori italiane che tra poco saranno prese d’assalto in vista della stagione turistica. Qui si nasce di più e si muore meno, dunque, ma non manca qualche zona d’ombra. Non si riescono infatti a rispettare i Livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero il ‘pacchetto’ di prestazioni che il Ssn mette a disposizione dei cittadini, soprattutto riguardo a interventi urgenti e prevenzione terziaria per malattie croniche come diabete e tumori.
NATALITA’ SULLE PICCOLE ISOLE
Nonostante ciò, a fronte di una distribuzione d’età sovrapponibile a quella nazionale – mostra la relazione tenuta dal vicepresidente della Siti Carlo Signorelli – la natalità è in crescita (9,5 per 1.000 contro 9 per 1.000 in Italia) ,mentre la mortalità è più bassa rispetto a quella nazionale (9,2 contro 10,6).
L’efficacia degli interventi sanitari dipende dai sistemi di trasporto e dallo sviluppo delle nuove tecnologie come la telemedicina. “In Italia siamo ancora arretrati – precisa Signorelli – anche per la dispersione territoriale delle nostre isole minori. Solo recentemente il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha promesso la rimodulazione dei servizi alla luce dei flussi turistici e migratori e delle nuove tecnologie“.
La Siti auspica che “ciò sottenda allo sviluppo di un piano di interventi mirati, che includano anche un’adeguata formazione per gli operatori sanitari impegnati nelle isole minori che operano spesso in condizioni precarie“.