Voce della mamma, un aiuto concreto per risvegliarsi dal coma

di Redazione Commenta

Ed ecco un altro studio sulla voce della mamma: sembra infatti che l’effetto della voce della mamma, o di un familiare, potrebbe essere potente come una medicina per aiutare le vittime di un incidente a risvegliarsi dal coma e a recuperare dopo il trauma. A testare per la prima volta l’utilità di questo sistema è un nuovo studio che ha coinvolto 45 persone, condotto da Theresa Pape della Northwestern University Feinberg School of Medicine (Usa), finanziato dall’Us Department of Veteran Affairs.

MOMENTI DI VITA FAMILIARE RACCONTATI
Nella ricerca è stato coinvolto anche Ryan Schroeder, uno studente di college di 21 anni che nel gennaio 2009 era entrato in coma, dopo un incidente sul gatto delle nevi nel corso di una tempesta. La voce della sorella Karen, registrata su un cd, ha ricordato per mesi a Ryan di quando, a 10 anni, aveva deciso di allevare maiali. E anche la madre e il fratello del ragazzo hanno fissato momenti della vita familiare da fargli ascoltare. Le registrazioni delle loro voci vengono ancora fatte sentire al giovane attraverso delle cuffiette quattro volte al giorno, in base al trial ‘disegnato’ per aiutare le persone finite in coma in seguito a un trauma cranico.

L’INCIDENZA DI COMA DA TRAUMA CRANICO
Nel frattempo il giovane è tornato cosciente (dopo un mese dall’inizio del trial) e ha fatto progressi nel corso dell’anno. I ricercatori sono ottimisti, ma vogliono sapere con certezza se la terapia speciale ha favorito il suo recupero. Una risposta che potrà arrivare solo alla fine dello studio. “Ogni 21 secondi abbiamo un nuovo trauma cranico, e circa un terzo di queste lesioni è grave“, ricorda la ricercatrice in una nota dell’ateneo. La Pape spera che la sua ricerca fornisca finalmente una risposta alla domanda che spesso assilla i familiari di una persona in coma. E cioè: “Riesce a sentirmi?”.

LE VOCI DEI FAMILIARI PER IL RECUPERO CEREBRALE
Secondo la ricercatrice, inoltre, le voci dei familiari non sono utili solo ad aiutare i pazienti a ‘risvegliarsi’, ma possono facilitarne il recupero cerebrale, favorendo il ripristino della capacità di elaborare e comprendere le informazioni. L’ipotesi del team è che il ripetuto ‘bombardamento’ del paziente con messaggi e parole pronunciate da voci familiari potrebbe favorire la riparazione delle reti neurali del cervello, alterate dal trauma.

LA VOCE-TERAPIA
In un piccolo studio pilota, la scienziata ha infatti osservato che i pazienti in stato vegetativo ‘rispondevano’ di più alla voce di persone familiari rispetto agli estranei. Il tutto osservando le loro reazioni cerebrali attraverso la risonanza magnetica funzionale. “Insomma, la domanda a cui rispondere è se le voci dei familiari hanno in qualche modo un effetto terapeutico“, si chiede la ricercatrice.
Per questo è stato disegnato il trial su 45 pazienti – che terminerà nel 2011 – e i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: uno sottoposto ad alte dosi di stimolazioni (10 minuti di ascolto, quattro volte al giorno per sei settimane), uno a una ‘voce-terapia’ a basse dosi (5 minuti di storie e 35 di silenzio per quattro volte al giorno), mentre il gruppo di controllo non ha ascoltato storie e racconti di vita quotidiana (pur indossando le cuffiette, dal momento che si tratta di un trial in doppio cieco). La ricerca è in corso, ma intanto gli studiosi possono dire che Ryan sta recuperando bene, “data l’entità delle lesioni”. Ormai manda messaggini agli amici, si lava i denti da solo, cammina con un deambulatore, ma si sta allenando per riuscirci senza aiuti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>