Voleva far credere all’amante di aver avuto un figlio da lui. Per questo Annarita Buonocore, un’infermiera di 42 anni dell’ospedale Cardarelli di Napoli, ha rapito due giorni fa un neonato al reparto di neonatologia dell’Umberto I di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. La donna, che aveva abortito e non aveva il coraggio di informare l’uomo che amava di aver perso il bambino, ha assicurato che questa mattina avrebbe riportato in ospedale il piccolo tenuto sotto sequestro per 10 ore. ”Non gli ho toccato un solo capello. L’ho accudito e coccolato”, ha detto alla polizia subito dopo l’arresto Annarita Buonocore, che ora si trova rinchiusa nel carcere di Fuorni, a Salerno.
VOLEVA UN MASCHIETTO
La sequestatrice, già mamma di due figlie di 20 e 11 anni, nei due minuti in cui si era intrattenuta nella camera della madre del bimbo, Annalisa Fortunato, le aveva espresso tutto il suo desiderio di vivere una nuova maternità. ”Ho due figlie femmine – aveva detto – ma il maschio mi manca moltissimo”. E poi aveva aggiunto: ”Se lo trovo bello e fatto me lo prendo”.
IL PERDONO DEI GENITORI
Ieri la madre del piccolo si dice pronta a perdonarla: “Mi dispiace molto per questa persona, perché molto probabilmente non sta bene – ha dichiarato –, non la odio, non provo niente. Sì, la perdono”, ha aggiunto.
IL RAPIMENTO
Tutto è iniziato ieri pomeriggio quando Annarita Buonocore è entrata nella cameretta dove si trovava Annalisa Fortunato e fingendosi un’infermiera del reparto ha preso dalla culla Luca, nato appena 4 ore prima, ed è andata via. La donna, sospesa dal servizio dall’ospedale Cardarelli di Napoli, da tempo era in cura presso il Centro di igiene mentale di Nocera Inferiore. Dopo avere prelevato il neonato è andata in giro per i corridoi dell’ospedale come se il bambino fosse il suo. L’hanno notata in tanti, anche un conoscente che pensava che l’infermiera al Cardarelli fosse stata trasferita a Nocera Inferiore. Poi si è infilata nella sua Punto di colore verde ed è tornata a casa dove tutto era pronto per accogliere quel bambino che voleva fare suo.
QUANDO LA DEPRESSIONE POST PARTUM SCONFINA
“Il caso di Annarita Buonocore e’ un drammatico, doloroso, tragico evento di una donna molto vulnerabile, affetta da psicopatologie gravi e abbandonata a se stessa. Ci troviamo di fronte a un tentativo onnipotente e delirante di rivincita sul destino cinico e baro“. Parola di Massimo Di Giannantonio, docente di psichiatria all’università Gabriele d’Annunzio di Chieti, che commenta così il sequestro del piccolo Luca Cioffi.
“Da un punto di vista biologico – spiega l’esperto – ci troviamo di fronte al caso di una donna che, a distanza di tempo, manifesta sintomi di depressione post-partum. Sotto l’aspetto psicopatologico invece – aggiunge lo psichiatra – siamo davanti a un tentativo onnipotente e narcisista di cambiare il corso della natura. Una sorta di delirante rivincita sul destino cinico e baro – conclude – che l’ha privata del proprio bambino“.
MINORI SCOMPARSI, MISTERI ITALIANI
Sono oltre 10mila i minori scomparsi dal 1974 a oggi. Una lunga lista di nomi e di storie, senza una risposta alla loro scomparsa. Il caso del neonato rapito dall’ospedale di Nocera, in provincia di Salerno, è l’ultimo di una lunga serie di bambini spariti in circostanze misteriose. Tra i casi più eclatanti quello di Angela Celentano, scomparsa anche lei in Campania. Aveva poco più di tre anni quando scomparve nel nulla il 10 agosto 1996 durante una gita sul monte Faito con genitori e parenti organizzata da una comunità evangelica. La piccola di Vico Equense nella penisola Sorrentina stava giocando con i cuginetti e con gli amici quando fu vista per l’ultima volta dai familiari. Scattarono subito le ricerche e ci fu una grande mobilitazione. Ma della bimba nessuna traccia. Nove giorni dopo la sparizione una telefonata, in sottofondo qualcuno che piangeva. Poi più niente.
A sparire nel nulla, sempre in Campania, nel 1990 Pasqualino Porfidia, un bambino di 8 anni. Mentre stava giocando con un amico sotto casa sua, a Marcianise (Caserta), si allontanò inspiegabilmente senza fare più ritorno. Un’altra storia senza finale è quella di Denise Pipitone. E’ il primo settembre del 2004, un mercoledì, quando a Mazara del Vallo (Trapani) sparisce nel nulla, mentre gioca davanti casa, in via Domenico La Bruna. E’ quasi mezzogiorno e in città c’è il mercato rionale. La piccola è affidata alla nonna materna, ma bastano pochi minuti di distrazione perché il dramma si consumi: la signora entra in casa e quando esce di Denise, 4 anni, non c’è traccia. Immediata la denuncia ai carabinieri e le ricerche.