E’ terminato nella tarda serata di ieri, dopo dieci ore di paura per i genitori, l’incubo del rapimento del piccolo Luca a Nocera Inferiore, nel Salernitano. La rapitrice era agitatissima all’inizio, ha negato tutto e si è mostrata molto aggressiva con gli inquirenti, proprio come una criminale. Poi però ha ceduto Annarita Buonocore, l’infermiera di 42 anni che ieri ha rapito il neonato a pochissime ore dalla nascita. A chi l’ha interrogata, la donna ha detto che avrebbe voluto restituire alla sua famiglia il piccolo Luca Cioffi stamattina. La donna (di cui mostriamo l’identikit diramato dall’agenzia Ansa prima del ritrovamento del bambino) non ha precedenti penali, né risulta affetta da patologie psicologiche. Madre di due figlie, una di 11 e l’altra di 19 anni, la Buonocore ha alle spalle un matrimonio e una convivenza. Ma perché una donna può arrivare a rapire un neonato?
IL RAPIMENTO DEL NEONATO
E’ durato dieci ore l’incubo del piccolo Luca Cioffi, il neonato rapito nel primo pomeriggio dall’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore: gli uomini della squadra mobile e del Servizio operativo centrale della Polizia lo hanno riconsegnato sano e salvo ai genitori dopo un blitz in un appartamento della cittadina in provincia di Salerno. A rapirlo è stata una donna, Annarita Buonocore, infermiera di 42 anni in servizio al Cardarelli di Napoli e madre di due figli.
IL RICONOSCIMENTO DELLA RAPITRICE
La svolta delle indagini è arrivata nella serata, quando un medico dell’Umberto I si è presentato dalla polizia: “io quella donna la conosco”, ha detto agli agenti dopo che la polizia scientifica aveva fatto circolare l’identikit dell’infermiera che tra le 13 e le 14 era entrata nella stanza di Annalisa Fortunato, la madre del piccolo e, con la scusa di dover effettuare una medicazione, lo aveva portato via. Una donna sui 35-40 anni, capelli castani legati dietro la testa, occhi marrone chiaro, pelle olivastra, occhiali, divisa da infermiera e scarpe da ginnastica. Il medico ha spiegato che nel pomeriggio, quando è uscito dall’ospedale, ha incrociato una donna che conosceva e che stava andando via con un bambino in braccio. Lì per lì non ha fatto caso a quanto visto ma quando è stato diffuso l’identikit ha capito cosa era successo, ha riconosciuto la donna ed ha immediatamente avvertito la polizia, spiegando che la persona che stavano cercando era Annarita Bonocore, un’infermiera del Cardarelli, ma che vive a Nocera, con qualche problema psicologico.
IL RITROVAMENTO DEL NEONATO
A quel punto i poliziotti sono tornati dalla mamma di Luca e le hanno mostrato le foto della Buonocore: Annalisa Fortunato è sbiancata, riconoscendo immediatamente in quelle immagini la donna che nel pomeriggio – con modi gentili – le aveva prima regolato la flebo e poi si era portata via suo figlio. Venti minuti dopo, attorno alla mezzanotte, è scattato il blitz: agenti della squadra mobile di Salerno e dello Sco hanno fatto irruzione nell’appartamento della donna, al settimo piano di un palazzo in via Arturo Petrosini. Annarita Bonocore è stata immediatamente bloccata, prima ancora che riuscisse a rendersi conto di quanto stesse accadendo. Luca era in un lettino, tranquillo: la donna lo aveva accudito per tutto il pomeriggio. “Era in ottime condizioni – ha spiegato il questore di Salerno Vincenzo Roca – e la donna aveva anche del latte in polvere da dargli. Aveva anche esperienza in materia sanitaria e come madre di due figli“.
PERCHE’ SI RAPISCE UN NEONATO
Quello di Annarita Buonocore non è stato comunque un gesto improvvisato: la donna aveva preso un periodo di congedo dal lavoro di 10 giorni, segno che nonostante i problemi psicologici avesse ben chiaro cosa intendeva fare. Portata in commissariato e interrogata dagli inquirenti, Bonocore non ha però al momento ancora spiegato i motivi di un gesto così folle. Agli investigatori ha fornito una versione che non convince affatto: il bimbo, ha detto, “me l’hanno portato per accudirlo“. Per questo sono stati avviati una serie di accertamenti finalizzati ad individuare eventuali complici o comunque responsabilità di altre persone che potrebbero averle dato una mano. Perché, è questa la convinzione degli inquirenti, è chiaro che non è possibile nascondere a lungo – soprattutto ai familiari più stretti – la presenza di un bambino in casa. Ma questo si saprà nei prossimi giorni. Per cercare di capirlo gli investigatori hanno portato in commissariato anche la figlia ventenne, che poi è stato però rilasciata: nei suoi confronti non sarebbe emersa alcuna responsabilità.
Quel che conta, oggi, è che Luca è tornato dai suoi genitori.