In Italia vengono uccisi tre giovani a settimana, per un totale di 142 all’anno di media. Uno su tre muore per accoltellamento. In Europa gli omicidi totali, nella fascia d’età 10-29 anni, sono invece oltre 15 mila l’anno, di cui 4 su 10 commessi con un coltello. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto europeo dell’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms) sulla prevenzione della violenza e degli accoltellamenti tra i giovani, diffuso alla conferenza ‘Safety 2010’, in corso a Londra.
La violenza sui minori in Europa
La violenza è la terza causa di morte in Europa nella fascia di età 10–29 anni. Per l’Oms, questa è però solo la punta dell’iceberg, poiché le stime indicano che per ogni giovane che muore, altri 20 sono ricoverati in ospedale. Nello specifico, circa il 40% degli omicidi, cioè 6 mila l’anno, è commesso con un coltello o un altro oggetto contundente. Portare con sé un coltello è relativamente comune in molti Paesi (fino al 12% dei giovani lo fa) e aumenta la probabilità di ferimenti gravi o di omicidi. Le armi da fuoco e lo strangolamento sono altri mezzi utilizzati per commettere omicidi.
I giovani più poveri a rischio
Dal rapporto Oms emerge inoltre che lo stato di ricchezza e il sesso incidono sulla violenza: 9 omicidi su 10 vengono commessi in Paesi a medio e basso reddito, e la differenza fra il Paese con il tasso di mortalità più alto e quello con il tasso più basso è di 34 volte. In tutti i Paesi, indipendentemente dal reddito, i giovani più poveri sono molto più a rischio di atti di violenza di quelli più benestanti. I maschi sono più colpiti delle femmine e rappresentano l’80% delle vittime di omicidio.
La prevenzione della violenza tra i giovani
Per l’Oms, prevenire la violenza è una responsabilità sociale. “C’è molto da guadagnare dalle esperienze di alcuni Paesi europei che hanno avuto i successi maggiori nel prevenire la violenza“, spiega Zsuzsanna Jakab, direttore regionale Oms per l’Europa. “Se tutti i Paesi avessero lo stesso tasso di omicidio di quello con i numeri più bassi – aggiunge – l’Europa potrebbe salvare oltre 13 mila giovani vite l’anno. In altre parole, 9 morti su 10 potrebbero essere evitate. Questo fornisce argomenti convincenti per aumentare gli investimenti nella prevenzione della violenza, specialmente in un momento storico in cui una disoccupazione crescente e uno stato sociale indebolito sono associati ad un aumento della violenza“.
Vittime o carnefici?
Secondo l’Oms, i giovani possono essere sia vittime che persecutori. Nonostante i mass media e la società siano veloci a demonizzare episodi di violenza giovanile, il rapporto sostiene che la giovinezza è un periodo vulnerabile e molte delle cause alla base della violenza hanno origine nell’infanzia. Affrontare queste cause è una responsabilità sociale che ricade su molti settori, come la sanità, l’istruzione, il welfare, il lavoro, la giustizia e i governi locali, ed è più efficace in termini di costo-beneficio che occuparsi solamente delle conseguenze della violenza.
Bullismo, droghe e armi
Essere stati vittima di abbandono o di abuso in tenera età può dare luogo a comportamenti aggressivi. Il bullismo nelle scuole e nella comunità aumenta il rischio che un giovane sia coinvolto in atti di violenza. Secondo il rapporto, prendendo in esame il periodo 2006-2007, in Italia il 14% dei ragazzi tra i 12 e 16 anni è stato vittima episodi di bullismo. Praticamente 1 su 7. C’è inoltre una stretta relazione fra l’uso di alcol e droghe e il fatto di portare armi al seguito.
La gestione della violenza nel bambino
Per l’Oms, comprendere la correlazione fra le avversità vissute nell’infanzia e una successiva vittimizzazione o criminalizzazione dei giovani, è fondamentale per sviluppare un approccio preventivo alla violenza che percorra l’intero corso della vita. E’ dimostrato che i programmi che hanno come obiettivo lo sviluppo del bambino, sia per promuovere una genitorialità positiva o per migliorare la vita del bambino stesso e le sue capacità di socializzazione, rappresentano un investimento socio-economico molto vantaggioso. Inoltre, è essenziale ridurre l’accesso all’alcol e alle armi da parte dei giovani e rendere i luoghi di incontro più sicuri.
Un ruolo importante per contrastare la violenza giovanile lo giocano anche i sistemi sanitari dei vari Paesi. La violenza giovanile è infatti un problema comune a vari dipartimenti governativi e a molti settori; l’evidenza raccolta in questo rapporto proveniente da Paesi europei e non, indica che una risposta organizzata della società può prevenirla. E’ dimostrato che investire in interventi che adottano un approccio di sanità pubblica alla prevenzione della violenza ha un rendimento molto alto.
L’importanza della prevenzione
I sistemi sanitari hanno quindi un ruolo cruciale nella fornitura di servizi di qualità per il trattamento, supporto e riabilitazione delle vittime, sia prendendosi cura delle lesioni fisiche che degli effetti psicologici della violenza. In aggiunta, il settore sanitario è il più indicato a guidare – in collaborazione con altri settori – approcci preventivi basati sulle evidenze, in maniera da affrontare le cause alla radice della violenza.