“Mamma, papà: voglio un cucciolo!”. Chi di noi non si è dovuto confrontare con una richiesta simile? All’inizio, ammettiamolo, pensiamo subito all’ennesimo capriccio. E le ragioni di dire no, del resto, non mancano: chi porterà a spasso il pet? Chi gli preparerà il cibo e lo porterà a fare il vaccino? Conosciamo in anticipo la risposta. Certo, il bambino promette di occuparsi in toto del suo nuovo amico. Sappiamo benissimo che non sarà così. Ma i motivi per accogliere il suo desiderio non mancano… Gli esperti di Psychologies ne abbiamo individuati sette. Perché un cucciolo aiuta a crescere. Ed è un autentico maestro di vita. Parola di esperti.
1. È un ottimo compagno di giochi
Un cucciolo può essere un ottimo compagno di giochi per il bambino, specialmente se in famiglia non ci sono altri fratellini con cui passare del tempo a costruire case, fare correre automobili o pettinare le bambole. Il bambino e il piccolo pet impiegheranno pochissimo per intendersi e inventare sempre passatempi nuovi da fare insieme, avendo una certa “vicinanza tematica”. Entrambi, infatti, sono irrazionali, istintivi, curiosi e allo stesso tempo timorosi, tratti che li differenziano dal mondo più inquadrato degli adulti.
2. Sviluppa il senso di responsabilità
Se gli vengono assegnati alcuni piccoli compiti che riguardano l’animale domestico, come per esempio spazzolarlo o portarlo a fare una passeggiata, il bambino imparerà cosa significa prendersi cura di un essere che, per certi aspetti, dipende da lui. Questo gli permetterà di prendere coscienza della propria natura di essere vivente e delle proprie responsabilità. Una vera e propria scuola di vita che aiuta a sviluppare il senso del dovere. Attenzione però. Ai genitori spetta il compito di vigilare: i pet non sono peluche, i bambini devono rispettarli e in nessun modo fare loro del male. Chi permette di maltrattare un animale per gioco ottiene un effetto educativo negativo: il bambino crescerà senza senso di rispetto per gli altri, convinto che il proprio piacere possa essere sopra ogni cosa.
3. Migliora l’empatia
La capacità di entrare nei panni dell’altro è innata, ma per svilupparsi a un buon livello deve essere coltivata. Avere a che fare con un cucciolo permette di interessarsi al “diverso”, cercando di capire i bisogni di chi ci è di fronte anche quando non possono essere chiaramente espressi. All’inizio, il bambino parlerà e si comporterà con il cucciolo convinto che sia come lui e che abbia le stesse necessità. Gradualmente, però, e con l’aiuto dell’adulto, capirà che Fido e Micio sono esseri diversi, con i propri ritmi e le proprie esigenze. E si renderà conto che esistono diversi modi di manifestare affetto: gli uomini usano baci e abbracci, il gatto fa le fusa, mentre il cane scodinzola. Inoltre, capirà che amare non significa solo ricevere, ma anche dare.
4. Offre l’occasione per parlare di argomenti “difficili”
Attraverso la vita del pet è possibile introdurre in famiglia alcuni argomenti “difficili” come quelli legati al sesso e alla riproduzione (il concepimento, la contraccezione, il parto…). Il bambino imparerà presto a conoscere che gli animali vanno in calore, si accoppiano, fanno figli e questo potrà essere la base per una buona educazione sessuale. O lo spunto per spiegare le proprie misure educative: “Vedi, Pussi si è comportata male, merita una punizione”. Allo stesso modo il bambino userà l’animale per dire ai genitori quello che non va, senza rischiare di ferirli. Se crede per esempio che mamma e papà sono sleali nei suoi confronti potrà dire: “Avete accusato Bobo di avere fatto sparire il dolce, non è stato lui. Siete ingiusti”. Dietro questa affermazione, si cela un messaggio subliminale: “Anche con me siete ingiusti. Fate la stessa cosa, mi accusate spesso senza prove”.
5. Infonde sicurezza
Per il bambino, l’animale è un vero amico, una sorta di alter ego e confidente, soprattutto nei momenti critici che, quale adulto in divenire, deve necessariamente affrontare. L’ingresso nel mondo della scuola, la perdita dei nonni, la nascita di un fratellino o la malattia di una persona cara… I cambiamenti provocano nel bimbo una rivoluzione personale e nelle relazioni. Il pet, fungendo da rifugio e da sostegno che non giudica mai, aiuta a superare il dolore, il senso di esclusione, la gelosia. E in caso di problemi scolastici e familiari, garantisce affetto, sicurezza e distrazione, un po’ come il ciuccio o l’oggetto transizionale (per esempio un peluche) che aiutano il piccolo a staccarsi dalla madre.
6. Stimola il movimento
In una società sempre più sovrappeso (l’Organizzazione mondiale della sanità stima che in Europa l’obesità interesserà, entro il 2010, 150 milioni di adulti e 15 milioni di bambini), avere un pet è una buona occasione per fare movimento, correre all’aria aperta e giocare puttosto che stare ore davanti alla playstation. Uno stimolo per adottare, insomma, uno stile di vita più dinamico.
7. Invita alla socializzazione
Quando si va in giro con un pet, sopratutto un cane, tante persone si avvicinano per accarezzarlo e chiedere informazioni (“Quanti anni ha?”, “È maschio o femmina?”). Gli animali attraggono in particolare i bambini e sono dunque un modo per fare nuove conoscenze.
Quando il cucciolo muore
E quando il cucciolo ci lascia?
Quando muore un animale da compagnia, il dolore può essere profondo e duraturo. La psicologa Nicole Bianchi ci suggerisce quali parole usare con i nostri figli.
* Non sottovalutare la sofferenza. Un animale che vive in casa è come un familiare e il dolore provato per la sua perdita non dovrebbe mai essere minimizzato. Neanche con commenti a fin di bene: “In fondo è soltanto un gatto, possiamo prenderne un altro”. Frasi simili possono sembrare indifferenti e fanno sentire il bambino solo nell’affrontare la perdita.
* Raccontare la verità. Nascondere la morte del pet è controproducente e mina la fiducia del rapporto genitori-figli (“Se mamma e papà sono titubanti nel raccontarmi cosa è accaduto a Fido, chissà quali altre bugie mi nascondono…”). I figli meritano rispetto. Raccontare loro come stanno le cose, con la dovuta delicatezza, li aiuta a crescere.
* Spiegare la differenza tra uomo e animale. Assicuratevi che il bambino comprenda che la morte di un animale è diversa da quella di un essere umano. “Vedi, Rocky deve essere soppresso per mettere fine alla sua sofferenza. La stessa cosa, però, non si fa con le persone…”.
* Vivere il momento con naturalezza. Se il bambino lo desidera, potete anche celebrare un piccolo rito funebre (per esempio in giardino o con una chiacchierata sui bei momenti trascorsi insieme). Il corpo dell’animale è stato, per il piccolo, una sorta di rappresentazione narcisistica: sottolinearne simbolicamente la scomparsa gli permette di conservare intatta l’autostima ed elaborare il dolore. Vivere il momento con naturalezza significa avere un buon punto di partenza per qualunque futuro incontro con la morte.