Una buona pagella a scuola si costruisce anche a tavola, a cominciare dal primo appuntamento con il piatto: la colazione. Saltarla è vietato, avvertono gli esperti dell’università di Padova che sul legame fra pasto mattutino e rendimento sui banchi stanno conducendo studi ad hoc. Ricerche da cui emerge che una colazione ‘golosa’, che comprenda ad esempio creme spalmabili a base di nocciola e cacao, regala concentrazione e buonumore anche ai bimbi più refrattari a mangiare appena svegli. I primi dati che lo dimostrano sono stati presentati la scorsa settimana nel capoluogo lombardo, durante la prima giornata del Congresso internazionale Milanopediatria 2010, in corso fino a domenica.
Lo studio sui bambini abituati a non fare la colazione
Gli specialisti guidati da Umberto Castiello, direttore del Dipartimento di psicologia generale dell’università degli Studi di Padova, hanno illustrato i risultati di uno studio pilota durato 6 mesi, condotto su 25 bambini fra gli 8 e 10 anni cosiddetti ‘breakfast skipper‘. Cioè piccoli abituati a non fare colazione. Ogni bimbo è stato testato dopo avere assunto tre diversi modelli alimentari: nessun tipo di colazione, colazione a base di cereali al cioccolato, colazione con crema spalmabile alla nocciola.
Ebbene, “rispetto a chi non fa colazione – spiega Castiello – i bimbi che assumono crema o cereali mostrano livelli di concentrazione e buonumore significativamente superiori“. In particolare, “la crema spalmabile alla nocciola si è dimostrata anche in grado di ridurre la sensazione di stanchezza durante la giornata” e ha totalizzato più preferenze: “17 partecipanti su 25 hanno detto di gradirla più dei cereali“.
Più calorie la mattina
“I dati dello studio pilota – precisa Castiello – suggeriscono che i benefici superiori in termine di concentrazione sono associati alla crema spalmabile alla nocciola, ma solo con uno studio più ampio capiremo se si tratta di una superiorità statisticamente significativa“.
Il segreto di questo prodotto – amatissimo da tutti i bambini e quindi “utilizzabile come ‘esca’ per convincere anche più restii a fare colazione“, suggerisce lo psicologo – è “il maggiore contenuto in grassi rispetto ai cereali. Si è dimostrata infatti una relazione diretta fra quota grassi e capacità del bimbo di conservare l’attenzione” necessaria a garantire un rendimento scolastico ‘da 10 e lode’. Altro punto di forza è “la teobromina del cacao, una sostanza che appartiene alla stessa famiglia della caffeina e della teina“, e che quindi contribuisce a tenere alti umore e concentrazione.
Uno studio sui modelli alimentari dei bambini
Per approfondire i risultati preliminari ottenuti, il gruppo di Padova ha avviato ora uno studio più vasto, “che durerà 12 mesi e coinvolgerà 360 bambini equamente suddivisi in tre fasce d’età: 8-9 anni, 9-10 e 10-11. Confronteremo più modelli alimentari: nessuna colazione, le due colazioni già testate (crema e cereali) e colazione classica con biscotti – elenca l’esperto – E oltre all’effetto su concentrazione e umore, valuteremo anche l’impatto diretto sui voti in pagella e più in generale su ogni aspetto legato al rendimento scolastico”.
Mai più senza colazione, è dunque l’appello degli esperti. Attenzione però a non esagerare e a bilanciare l’energia introdotta a tavola con quella consumata facendo sport, raccomanda Livio Luzi della Facoltà di scienze motorie dell’università degli Studi di Milano.
Quanto mangiare a colazione?
“La colazione – ricorda – deve garantire una quota compresa fra il 10-15% e il 30% del totale calorie giornaliere. Tutto dipende dall’impegno fisico che attende il bambino giorno per giorno“. Se l’orario scolastico prevede educazione fisica, o se nel pomeriggio il piccolo dovrà allenarsi, è utile una colazione più sostanziosa.
Parola d’ordine ‘buon senso’ anche per quanto riguarda la merenda di metà mattina e pomeriggio. Via libera allo spuntino, dice Luzi, “ma l’importante è che non si superino le 150 Kcalorie“.
E gli snack?
E una buona notizia per gli amanti dello snack fuoripasto arriva anche dai dati della ricerca ‘What We Eat in America’, pubblicati dal Dipartimento dell’agricoltura americano. Secondo l’indagine, infatti, l’indice di massa corporea (Bmi) non lievita con una dieta ricca di snack, che pure aumentano il monte-calorie assunto. Dalla ricerca emerge però che non c’è una significativa differenza fra il Bmi di chi mangia snack spesso di chi no.