Tanto e tanto tempo fa c’era un giovane cacciatore di nome Hailibu. Era d’indole buona e generosa, sempre pronto ad aiutare gli altri. Quando tornava dai monti e dai boschi con qualche preda la divideva generosamente con i suoi vicini. Era amato e benvoluto da tutti. Un giorno andò a caccia sui monti. Mentre s’inoltrava nel folto della foresta vide ai piedi di un albero un cucciolo di lupo bianco che dormiva pacifico. Passò oltre senza fare rumore per non disturbarlo. Un attimo dopo un’aquila piombò ai piedi dell’albero afferrò il lupo col becco e volò via veloce. Il cucciolo gridava disperato “Aiuto! Aiuto!”. Hailibu prese rapido una freccia, tese il suo arco e la scoccò per colpire l’aquila che già stava alzandosi in volo nel cielo.
L’uccello colpito vacillò, ondeggiò nell’aria e lasciò cadere il piccolo lupo bianco. Hailibu appena lo vide sano e salvo per terra, gli disse: “Tu, piccola creatura! Corri a casa dai tuoi!”. Il lupo mosse in qua e in là la testa in segno di gratitudine e scomparve fra le foglie e l’erba del sottobosco. Hailibu continuò per la sua strada. Il giorno dopo, mentre passava per il medesimo posto, Hailibu vide un piccolo lupo bianco che gli veniva incontro sullo stesso sentiero, seguito da un gruppo da altri lupi del medesimo tipo. Stupito, stava per spostarsi per lasciarli passare quando il piccolo lupo bianco disse rivolto a lui: “Salute a te, mio salvatore! Tu certo non mi riconosci, io sono la figlia del re dei lupi. Ieri mi hai salvato la vita. I miei genitori mi hanno mandata qui per invitarti nella nostra casa in modo che essi possano esprimerti la loro gratitudine”. Il piccolo lupo bianco continuò: “Quando sarai là non accettare nessuno dei regali che essi vorranno offrirti, chiedi solo la pietra preziosa che mio padre tiene sempre in bocca. Se l’avrai e la terrai in bocca, potrai capire il linguaggio di tutti gli animali della Terra. Sta’ attento, però: non dovrai mai raccontare a nessuno quello che tu ascolterai dagli animali, altrimenti il tuo corpo si trasformerà in pietra e morirai!”. Hailibu annuì e seguì il piccolo lupo bianco. S’inoltrarono in una grande valle, lungo un sentiero che li condusse davanti a una grande porta; allora il piccolo lupo bianco disse: “I miei genitori ti stanno aspettando, usciranno ad accoglierti”. Infatti, mentre parlava, il re dei lupi uscì e lo salutò con molto rispetto: “Tu hai salvato la vita alla mia figliola. Ti ringrazio di cuore. Dietro questa porta sono custoditi tesori di valore inestimabile, vorrei mostrarteli; prendi ciò che più ti piace”. Con queste parole condusse Hailibu dentro la casa. Le sale erano tutte piene di gioielli, ori e pietre preziose, perle, brillanti e giade in quantità enorme. Il re dei lupi lo portava da una sala all’altra mostrandogli compiaciuto tutte quelle ricchezze; Hailibu guardava ma non sceglieva nulla. Alla fine, dopo essere passati per decine e decine di stanze, il re dei lupi con grande imbarazzo, disse: “Nessuno degli oggetti preziosi che hai visto è di tuo gradimento? Non ti piace nulla?” Hailibu rispose: “Maestà sono tutti stupendi e certo di valore inestimabile, ma servono solo come ornamento e per bellezza. A un cacciatore come me non servono a nulla . Se vostra maestà desidera davvero farmi un regalo che sia per me utile e prezioso, mi dia la pietra che consuma nella bocca”. Il re dei lupi rimase stupito, pensò per un attimo, infine sputò la pietra che teneva in bocca e gliela consegnò. Così Hailibu prese congedo dal re e uscì dalla reggia. Il piccolo lupo bianco lo seguì per un tratto e prima di prendere congedo da lui lo avvertì: “Ora che hai quella pietra magica, potrai conoscere ogni cosa. Ma sta’ attento! Se dirai ad anima viva quello di cui verrai a conoscenza, ti trasformerai in pietra e morirai! Non dimenticarlo mai!”. Da quel giorno Hailibu continuò ad andare a caccia come sempre, ma da allora in poi per lui tutto fu molto più semplice: con quella pietra magica egli poteva capire il linguaggio degli uccelli, degli animali piccoli e grandi, così sapeva sempre dove si trovavano le sue prede ed era facile per lui catturarle. Passò molto tempo fino a quando un giorno, mentre camminava in un bosco sulla costa di un monte, sentì alcuni uccelli parlottare fra loro concitatamente mentre volteggiavano nell’aria: “Dobbiamo volare via in fretta da questo posto! Domani le montagne qui intorno saranno scosse da un terremoto tremendo ed erutteranno fuoco e fiamme; i campi saranno distrutti e bruciati e chissà quanti animali moriranno!”. Sentito questo, Hailibu non pensò più a cacciare; corse immediatamente al villaggio e radunò i suoi compaesani: “Noi dobbiamo scappare via più in fretta possibile da questo posto” disse. “Non possiamo assolutamente stare qui! Credetemi, dobbiamo andare via!” I suoi compaesani a quelle parole rimasero molto perplessi. Qualcuno pensava che Hailibu fosse diventato matto. Nessuno gli credeva. Hailibu, disperato, chiese a un tratto: “Devo morire per convincervi che sto dicendo la verità?”. Alcuni anziani dissero allora: “Tutti noi sappiamo che fino ad ora tu non ci hai mai mentito. Ma adesso te ne esci parlando di disastri, di terremoti, di eruzioni, di fuoco e fiamme. Come fai a sapere queste cose? Chi te le ha dette e come mai sei così convinto che siano vere?”. Hailibu rimase un attimo perplesso: se avesse detto loro la verità sarebbe stato trasformato in pietra, se fosse fuggito via da solo tutti gli altri sarebbero periti il giorno dopo. Decise allora di raccontare tutto ciò che gli era successo, da quando aveva incontrato il piccolo lupo bianco fino a quando aveva avuto in dono la pietra magica; quale era la condizione per rimanere vivo e cosa aveva sentito dire dagli uccelli sui monti. Mentre parlava, piano piano il suo corpo s’irrigidiva e si trasformava in pietra, fino a quando davanti alla gente del villaggio non rimase che una statua immobile. Nel vedere quel prodigio tutti radunarono le loro cose e le loro bestie e si allontanarono in fretta da quei luoghi. Già mentre camminavano il cielo cominciò a farsi scuro; nubi nere e minacciose coprirono l’aria mentre boati terribili scuotevano la terra e le montagne intorno. Per tutta la notte seguente una bufera tremenda sconquassò la zona e il giorno dopo le montagne eruttarono fuoco e fiamme, distruggendo ogni cosa nelle valli intorno. Quando fu tutto finito gli abitanti del villaggio commentarono addolorati: “Se Hailibu non avesse sacrificato la sua vita per noi ora saremmo tutti morti in quel disastro!”. Allora cercarono la statua di pietra in cui era stato trasformato Hailibu e la portarono in cima a un monte. Da quel giorno in poi non cessarono mai di andare a rendere omaggio a quel piccolo eroe che aveva salvato le loro vite. Ancora oggi esiste quella statua e ancora oggi in Mongolia esiste un luogo che viene chiamato “il monte di Hailibu” e la gente dei dintorni non manca di andarvi in pellegrinaggio per ricordare quell’episodio e quel gesto generoso.
Fiabe mongole: Hailibu
di 1 Dicembre 2010Commenta