Improvvisamente la barchetta si infilò in un passaggio sotterraneo della fogna; era così buio che al soldatino sembrava d’essere nella sua scatola.
“Dove sto andando?” pensò. “Sì, tutta colpa del troll! Ah, se solo la fanciulla fosse qui sulla barca con me, allora non mi importerebbe che fosse anche più buio.”
In quel mentre sbucò fuori un grosso ratto, che abitava nella fogna.
«Hai il passaporto?» chiese. «Tira fuori il passaporto!» Ma il soldatino restò zitto e tenne il fucile ancora più stretto. La barchetta passò oltre e il ratto si mise a seguirla. Hu! come digrignava i denti e gridava alle pagliuzze e ai trucioli: «Fermatelo! Fermatelo! non ha pagato la dogana! non ha mostrato il passaporto!».
Ma la corrente si fece sempre più forte e il soldatino scorgeva già la luce del giorno alla fine della fogna, quando sentì un rumore terribile, che faceva paura anche a un uomo coraggioso; pensate, il rigagnolo finiva in un grande canale, e per il soldatino era pericoloso come per noi capitare su una grande cascata.
L’acqua gli coprì anche la testa
Ormai era così vicino che gli era impossibile fermarsi. Si irrigidì più che potè, perché nessuno potesse dire che aveva avuto paura. La barchetta girò su se stessa tre, quattro volte e ormai era piena di acqua fino all’orlo e stava per affondare. Il soldatino sentiva l’acqua arrivargli alla gola, e la barchetta affondava sempre più; la carta intanto si disfaceva. L’acqua gli coprì anche la testa -allora pensò alla graziosa ballerina che non avrebbe rivisto mai più, e si sentì risuonare nelle orecchie:
“Addio, bel soldatino morir dovrai anche tu”.
La carta si disfece del tutto e il soldatino di stagno andò a fondo, ma subito venne inghiottito da un grosso pesce.
Oh, com’era buio là dentro! ancora più buio che nella fogna, e poi era così stretto; ma il soldatino era tenace e restò lì disteso col fucile in spalla.
Fonti: Hans Christian Andersen, Il Tenace Soldatino di Stagno