La Befana è descritta come una vecchia signora che cavalca una scopa volando avvolta in uno scialle nero vecchio e logoro e porta un sacco pieno di doni, di solito dolci, per i bambini.
La Befana era la Dea legata allo spirito della foresta, della terra e del passaggio del tempo, ed è spesso associata alla figura della Dea Ecate. Nell’antica Grecia era però la Dea nel suo aspetto di Hera che portava dei doni alla fine del vecchio anno e all’inizio del nuovo. A Roma anche Diana è associata alla Befana perché si racconta che volava sui campi per renderli fertili.
La Dea Madre porta abbondanza e rende fertili i campi, gli animali e gli esseri umani e dona i nuovi semi da piantare in futuro quando assume il suo aspetto di crona, di anziana, ormai non più fertile lascia gli ultimi doni prima di morire per rinascere di nuovo giovane e vigorosa nel nuovo anno. La morte simbolica della Befana è rappresentata ancora oggi bruciando un pupazzo di legna secca dalla forma di una vecchia signora con una scopa.
L’incisione del Pinelli
Con l’avvento del cristianesimo si tentò di soffocare la festa della Befana perché i culti di fertilità e tutti i culti femminili di quel tipo vennero associati al diavolo cristiano. Ma i cristiani non riuscirono a sopprimere una festa così antica, allora la trasformarono adattandola alle loro esigenze e alle storie legate alla loro Epifania.
In un’incisione di Bartolomeo Pinelli del 1825, la Befana è rappresentata come la Dea Madre assisa su un trono e circondata da frutta, semi e altri prodotti del raccolto.
Fonti:
le opere di Marija Gimbutas, Riane Eisler, Joseph campbell e Vicky Noble