“Un angelo per mamma e un re di una tribù di neri per papà. Non capita davvero a tutti i bambini di avere dei genitori tanto distinti!” diceva Pippi soddisfatta. “E appena mio papà si sarà costruito una barca, mi verrà a prendere, e così diventerò la principessa di una tribù di neri. Urra! Allora sì che ci divertiremo!”
Era stato proprio il padre di Pippi a comperare quella vecchia casa in mezzo ad un giardino, molti anni prima. Contava di andarcisi a stabilire con Pippi quando fosse diventato troppo vecchio per continuare a navigare. Ma poi gli era capitata quella stupida cosa di volare in mare e Pippi, in attesa di vederlo ricomparire, decise di stabilirsi a Villa Villacolle. Quello era infatti il nome della casa che, ammobiliata e perfettamente sistemata, non attendeva che il suo arrivo.
Era una bella casa d’estate quando Pippi disse addio all’equipaggio della nave del suo papà, i marinai le volevano un gran bene, e un gran bene voleva loro Pippi.
Che bambina straordinaria!
“Addio ragazzi!” disse Pippi, e li baciò ad uno ad uno sulla fronte. “Non state in pensiero per me! Io me la cavo sempre!”
Dalla nave prese per sè due cose: una scimmietta che si chiamava Signor Nillsson, che le aveva regalato il suo papà, e una grossa valigia piena di monete d’oro. Dal ponte della nave i marinai seguirono Pippi con lo sguardo, finchè la videro scomparire. Lei se ne andò diritta, senza voltarsi indietro, col Signor Nillsson su una spalla e la valigia in mano.
“Che bambina straordinaria!” disse uno dei marinai, e si asciugò una lacrima, quando Pippi scomparve.
Fonti: Astrid Lindgren, “Pippi Calzelunghe”.