“Che cosa ne pensate di venire tutti a fare merenda da me?” propose Pippi.
“E perchè no?” disse Tommy. “Niente ce lo impedisce. Andiamoci subito!”
“Sì, sì! Subito, subito!” esclamò Annika.
“Prima di tutto devo presentarvi il Signor Nilsson” disse Pippi. E qui la scimmietta si levò il cappello e salutò molto educatamente.
Così entrarono dal cancello sgangherato di Villa Villacolle, salirono i gradini del viale fiancheggiato da vecchi alberi coperti di muschio, alberi su cui ci si poteva arrampicare stupendamente, finchè giunsero alla villa e si trovarono nella veranda dove il cavallo stava mangiando tranquillo dell’avena in una zuppiera.
“Ma come, tieni un cavallo nella veranda?” chiese Tommy. Tutti i cavalli di sua conoscenza abitavano regolarmente in una stalla.
“Proprio così” confermò Pippi pensosamente. “In cucina darebbe fastidio, e in salotto non si trova a suo agio”.
Tommy e Annika fecero una carezza al cavallo, e poi entrarono nella casa, che comprendeva una cucina, un salotto e una stanza da letto.
Abiti qui tutta sola
Pareva che Pippi, quella settimana, avesse dimenticato di fare le pulizie del venerdì. Tommy e Annika si guardarono attentamente in giro, sperando che il re dei neri, al quale Pippi aveva accennato, se ne stesse seduto in qualche angolo. Non ne avevano mai visto uno in vita loro. Ma, non comparendo nè un papà nè una mamma, Annika domandò leggermente inquieta: “Abiti qui tutta sola?”
“No, certo!” disse Pippi. “Il Signor Nilsson e il cavallo vivono con me”.
“Volevo dire, non hai nè mamma nè papà?”
“Nemmeno un pezzettino” rispose Pippi allegramente.
Che belle frittelle
“Ma allora chi ti dice quando devi andare a letto, di sera, e cose simili?” chiese Annika.
“Me lo dico da sola” spiegò Pippi. “Prima con le buone, e, se non obbedisco, in tono che non ammette repliche e, se continuo a non voler obbedire, allora finisce a sculacciate”.
Non si può dire che per Tommy e Annika la cosaapparisse del tutto chiara, pure pensarono che doveva essere un buon sistema. Intanto erano entrati in cucina, e Pippi canticchiò:
“Che belle frittelle impasteremo! Che belle frittelle friggeremo! Che belle frittelle mangeremo!”
Dopo di che tirò fuori tre uova e le gettò per aria. Un uovo le cadde in testa e si ruppe, e il tuorlo le colò neglli occhi, ma ne acchiappò abilmente al volo altre due e le ruppe in una casseruola.