E aveva ragione. Pippi era davvero una bambina straordinaria. La cosa più eccezionale in lei era la sua forza. Era così tremendamente forte, che in tutto il mondo non esisteva un poliziotto che fosse forte quanto lei. Poteva benissimo sollevare un cavallo se lo voleva. E lei voleva. Possedeva proprio un cavallo, comperato con una delle tante monete d’oro il giorno steso del suo arrivo a Villa Villacolle. Aveva tanto sognato di averne uno tutto per sè e ora il cavallo abitava in veranda, e quando Pippi desiderava bersi lì il suo caffè pomeridiano, semplicemente lo sollevava e lo depositava in giardino.
Vicino a Villa Villacolle c’era un altro giardino, e un’altra casa. In quella casa abitavano un papà e una mamma con i loro due graziosi bambini, un maschio e una femmina. Il ragazzo si chiamava Tommy e la bambina Annika. Erano due bambini molto gentili, ben educati ed obbedienti. Mai che Tommy si mangiasse le unghie o si sognasse di non fare quello che la mamma gli chiedeva.
Qualcuno dovrebbe andarci ad abitare
Quanto ad Annika, non si metteva a strillare quando non riusciva ad averla vinta, e se ne andava sempre in giro tutta pulitina, con dei vestitini di cotone perfettamente stirati, che stava bene attenta a non sporcare. Non che Tommy e Annika non giocassero bene insieme nel loro giardino, ma spesso avevano provato il desiderio di un compagno di giochi, e quando ancora Pippi navigava per i mari col suo papà, a volte, aggrappati allo steccato, si dicevano: “Che assurdità che nessuno si trasferisce in quella casa! Qualcuno dovrebbe andarci ad abitare, qualcuno con dei bambini“.
Fonti: Astrid Lindgren, “Pippi Calzelunghe”.