Il grande serpente di mare -parte quinta-

di Redazione Commenta

Era una balena vecchissima. La testa era coperta di piante marine, la schiena occupata da crostacei e da una gran quantità di ostriche e conchiglie, così che la pelle nera era tutta macchiata di bianco.
«Vieni anche tu, vecchia» le dissero. «È arrivato un nuovo pesce che non si può sopportare.»
«Preferisco restare qui dove sono» disse la vecchia balena. «Lasciatemi in pace, lasciatemi qui. Ah, sono molto malata! Mio solo sollievo è risalire alla superfìcie e mettere la schiena fuori. Così arrivano quei grandi e simpatici uccelli marini a beccarmi: è un tale piacere; basta che non affondino troppo il becco, a volte arrivano fino a toccare il grasso. Guardate qui! Sulla schiena si trova ancora l’intero scheletro di un uccello aveva infilato le zampine troppo in fondo e non è riuscito a liberarsi quando io mi sono tuffata: adesso i pesciolini lo hanno beccato tutto; guardate che aspetto ha e poi guardate me: sono malata!»

Sciocchezze!
«È solo una fissazione!» disse l’altra balena. «Io non sono mai malata; nessun pesce è malato!»
«Ah no, scusi!» replicò la vecchia balena. «L’anguilla ha una malattia della pelle, la carpa sembra che abbia il vaiolo, e tutti abbiamo i vermi negli intestini.»
«Sciocchezze, sciocchezze!» rispose il pescecane; non voleva più star lì ad ascoltare, e neppure gli altri: avevano altro da fare.
Finalmente giunsero dove si trovava il cavo del telegrafo. Aveva un lungo letto sul fondo del mare dall’Europa fino all’America, su banchi di sabbia e sul fango marino, su scogliere e viluppi di piante, su interi boschi di coralli, là dove le correnti si incontrano, si formano mulinelli d’acqua, i pesci si muovono a frotte, più degli innumerevoli stormi d’uccelli che gli uomini vedono passare nel periodo delle migrazioni.

Ecco l’animale
È un’agitazione, uno sguazzare, un ronzare, un soffiare, e quel brusìo rimane un pochino nelle grandi conchiglie vuote quando le portiamo alle orecchie.
Così giunsero dov’era il cavo.
«Ecco l’animale!» dissero i pesci grossi, e lo stesso esclamarono i piccoli. Vedevano il cavo, il cui inizio e la cui fine sparivano dalla loro vista.
Spugne, polipi e meduse si alzavano dal fondo, si riabbassavano e si chinavano sul cavo, così che a volte rimaneva nascosto, a volte si mostrava.

Fiaba di Hans Christian Andersen

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