«Ha sofferto la fame!» replicò la foca «ma si riprenderà presto, e tornerà a essere grande e grossa. Credo che sia il grande serpente di mare di cui gli uomini hanno così paura e di cui parlano tanto; non l’ho mai visto prima e non ho mai creduto che esistesse; ora invece lo credo: è quella» e la foca si tuffò.
«Sapeva tante cose! Quanto ha parlato!» commentarono i pesciolini. «Io non ho mai saputo tante cose prima! Purché non siano storie!»
«Potremmo andar giù a controllare» disse il più piccolo. «Lungo la strada sentiremo l’opinione degli altri.»
«Noi non vogliamo dare un solo colpo di pinna per sapere qualcosa!» risposero gli altri voltandosi.
«Ma io sì!» disse il più piccolo, e si diresse verso il mare più profondo. Ma era molto lontano dal luogo dove si trovava “la grande cosa affondata”. Il pesciolino si mise a cercare da tutte le parti nella profondità del mare.
Pesci di ogni grandezza
Mai prima d’allora aveva realizzato quanto fosse grande il mondo. Le aringhe passavano a grandi frotte brillando come un’enorme nave d’argento, gli sgombri seguivano tutti in gruppo e erano ancora più belli, c’erano pesci di ogni grandezza e con disegni di ogni colore, le meduse, che sembravano fiori traslucidi, si lasciavano trasportare dalla corrente. Sul fondo crescevano grandi piante, erbe altissime e alberi a forma di palma, ogni foglia era occupata da un crostaceo che scintillava.
Entrò in una stanza
Finalmente il pesciolino vide sul fondo una lunga striscia scura e si precipitò in quella direzione; ma non era né un pesce né il cavo, era il parapetto di una grande nave affondata, il cui ponte e la coperta si erano rotti alla pressione dell’acqua. Il pesciolino entrò in una stanza: le molte persone affogate quando la nave era affondata erano state ormai spazzate via, ma ne restavano due: una giovane donna coricata con il suo bambino tra le braccia. L’acqua li sollevava e era come se li cullasse: sembrava che dormissero. Il pesciolino si spaventò parecchio, non sapeva che non si sarebbero potuti svegliare più. Le piante acquatiche pendevano come fogliame dal parapetto, proprio sopra i due bei corpi della madre e del bambino. C’era un tale silenzio, una tale solitudine. Il pesciolino si affrettò fuori più presto che potè, fuori dove l’acqua era più luminosa e dove si vedevano altri pesci. Non era andato molto lontano quando incontrò una giovane balena, terribilmente grande.
Fiaba di Hans Christian Andersen