La principessa – vedendosi in balia del suo nemico – finse di rassegnarsi all’esilio con lui, ma questo fece per scoprire il segreto della sua potenza; e tanto seppe ingannarlo che gli strappò la confidenza del mantello. Una notte che Cassandrino dormiva col panno prezioso ripiegato sotto la nuca, glielo sottrasse cautamente. “Per virtù di questo mantello voglio essere trasportata nel palazzo di mio padre il Re.” Cassandrino si svegliò mentre il mantello avvolgeva la principessa in una nube cupa e vertiginosa e la rapiva nell’azzurro verso il regno del padre. “Eccomi ancora derubato da quella perfida”. E si mise a singhiozzare disperato. Passò molti mesi nell’isola, mantenendosi di frutti.
Un giorno, vagando sulla riva del mare, scoperse un albero dai pomi enormi e vermigli. Ne mangiò uno e lo trovò squisito. Ma sentì tosto per tutto il corpo un prurito inquietante. Si guardò le mani, le braccia, si specchiò ad una fonte e si vide coperto di squame verdi.
Raccolse tre pomi
“Oh! povero me! Che cos’è questo?” E si palpava la pelle squamosa come quella d’un serpente. Cassandrino fu tentato da altri pomi gialli che crescevano sopra un albero vicino. Ed ecco un nuovo prurito, e le squame verdi sparire a poco a poco e la pelle ritornargli bianca per tutta le persona. Allora prese ad alternare le due specie di frutti e si divertiva a vedersi imbiancare e rinverdire. Dopo vari mesi di esilio passò all’orizzonte una fusta di corsari e Cassandrino tanto s’agitò gridando che quelli si appressarono alla spiaggia e l’accolsero sul legno. Ma prima di lasciare l’isola il giovane raccolse tre pomi dell’una e dell’altra pianta e li mise in tasca. Fu così rimpatriato e ritornò alla città della principessa.
Quanto volete per questi frutti?
La domenica seguente si travestì da pellegrino, collocò un deschetto sui gradini della chiesa dove la figlia del Re si recava alla messa e vi pose sopra i tre pomi bellissimi che facevano inverdire. La principessa passò, seguita dall’ancella, e si soffermò ammirata, ma non riconobbe il falso pellegrino. Si rivolse all’ancella: “Tersilla, andate a comperare quelle mele.” La donna s’avvicinò al pellegrino: “Quanto volete di questi frutti?” “Trecento scudi.” “Avete detto?” “Trecento scudi.” “Siete pazzo? Cento scudi al pomo!” “Se li volete, bene: altrimenti son vane le parole.” La donna ritornò dalla sua padrona. “Trecento scudi! avete fatto bene a non prenderli.” Ed entrarono in chiesa per la messa. Ma durante la cerimonia la principessa, ginocchioni ai piedi dell’altare, con gli occhi al cielo e le mani congiunte, non faceva che pensare ai pomi del pellegrino. Appena uscita si fermò ancora ad ammirarli, poi disse all’ancella: “Andate a comperare quei frutti per trecento scudi: mi rifarò con la borsa miracolosa.” La donna s’avvicinò e parlò col pellegrino. “Perdonate, mia cara, non più trecento, ma seicento scudi voglio dei pomi.” “Vi burlate di me?” “Bisognava prenderli prima. Ora il prezzo è doppio.” La donna ritornò dalla sua padrona, poi dal pellegrino e fece la compera.
Presentati sopra un vassoio d’oro
A mensa i pomi furono presentati sopra un vassoio d’oro e formarono l’ammirazione di tutti. Alle frutta il Re ne prese uno per sé, ne diede uno alla Regina e uno alla principessa e furono trovati deliziosi. Ma i mangiatori non erano giunti a metà che cominciarono a guardarsi irrequieti l’un l’altro e si videro inverdire e coprirsi di squame serpentine. Avvenne una scena di disperazione e di terrore. I Reali vennero trasportati nelle loro stanze e la novella terribile si diffuse in tutto il regno. Furono consultati invano i medici più famosi. Allora si pubblicò un bando: chiunque facesse scomparire la pelle verde alla famiglia reale otteneva la mano della principessa o, se ammogliato, la metà del regno.
Fiaba di Guido Gozzano