«Oh!» esclamarono i topolini «come sei stato felice, vecchio abete!»
«Non sono per niente vecchio!» rispose l’albero. «Sono venuto via dal bosco quest’inverno! Sono nell’età migliore, ho solo terminato la crescita!»
«Come racconti bene!» gli dissero i topolini, e la notte dopo ritornarono con altri quattro topolini che volevano sentire il racconto dell’albero; e quanto più raccontava, tanto più chiaramente si ricordava tutto e pensava: “Erano proprio bei tempi! Ma ritorneranno, ritorneranno! Klumpe-Dumpe cadde dalle scale e ebbe la principessa; forse anch’io ne sposerò una” e intanto pensava ad una piccola e graziosa betulla che cresceva nel bosco e che per l’abete era come una bella principessa.
«Chi è Klumpe-Dumpe?» chiesero i topolini, e l’abete raccontò tutta la storia; ricordava ogni parola e i topolini erano pronti a saltare in cima all’albero per il divertimento. La notte successiva vennero molti più topi e la domenica giunsero persino due ratti; ma dissero che la storia non era divertente e questo rattristò i topolini che pure, da allora, la trovarono meno divertente.
Non capii quanto era felice
«Lei conosce solo questa storia?» chiesero i ratti.
«Solo questa!» rispose l’albero «la sentii durante la serata più felice della mia vita, ma in quel momento non capii quanto era felice.»
«È una storia veramente brutta! Non ne conosce qualcuna sulla carne e sulle candele di sego? O sulla dispensa?»
«No!» rispose l’albero.
«Ah, allora grazie!» dissero i ratti e si ritirarono.
Anche i topolini alla fine scomparvero e allora l’albero sospirò: «Era molto bello quando si sedevano intorno a me, quei vispi topolini, e ascoltavano i miei racconti. Adesso è finito anche questo! Ma devo ricordarmi di divertirmi, quando uscirò di qui!».
Giunse della gente
Che successe invece? Ah, sì! Una mattina presto giunse della gente a rovistare in soffitta. La casse vennero spostate e l’albero fu tirato fuori, lo gettarono senza alcuna cura sul pavimento e subito un cameriere lo trascinò verso le scale dove arrivava la luce del sole.
“Ora ricomincia la vita!” pensò l’albero, che sentì l’aria fresca e il primo raggio di sole. E così si ritrovò nel cortile. Tutto accadde così in fretta che l’albero non si accorse neppure del suo aspetto; c’era tanto da vedere tutt’intorno. Il cortile confinava con un giardino che era tutto fiorito, le rose pendevano fresche e profumate dalla bassa ringhiera, i tigli erano fioriti e le rondini volavano lì intorno e dicevano: «Kvirre-virre-vit, è arrivato mio marito!» ma non si riferivano all’abete.
Fiaba di Hans Christian Andersen