Intanto in casa di Ranocchino pareva tutti i giorni carnovale. Spendi e spandi; mezzo vicinato banchettava lì e i danari andavano via a fiumi. Finalmente non ci fu più il becco d’un quattrino. “Babbo, vendiamo la corona reale.” “La corona reale non si tocca!” “Si dee crepar di fame? Vendiamola!” “La corona reale non si tocca.” Quel povero diavolo tornò nella grotta in cerca della vecchia, e si mise a piangere. “Che cosa è stato?” “Mammina mia, i quattrini son finiti e quei figliuoli vorrebbero vendere la corona reale; ma io non l’ho permesso.” “Fruga in quel canto. C’è del pane e del formaggio; mangerete per questa sera. Domani a mezzogiorno, aspettami sotto le finestre del palazzo reale: sarà la tua fortuna.” Tornò a casa, e trovò una tragedia! Cinque figliuoli erano stesi morti per terra in un lago di sangue; uno respirava appena: “Ah, babbo mio! È venuta un’aquila forte e picchiò alla finestra. «Ragazzi, fatemi vedere la corona reale.» «Il babbo la tiene sotto chiave.» «E dove l’ha riposta?» «In questa cassa.» Allora, a colpi di becco, cominciò a scassinarla; e siccome noi ci si opponeva, ci ha tuttiammazzati.” Detto questo, spirò. Quel povero diavolo si sentì rizzare i capelli. I figliuoli morti e la corona sparita! Il giorno dopo, quando vide la vecchia, le raccontò ogni cosa. “Lascia fare a me!” rispose quella.
Qui ci vuol Ranocchino
La Reginotta stava malissimo. I medici non sapevano più quali rimedi adoprare. “Maestà, ” dissero, all’ultimo “qui ci vuol Ranocchino, o la Reginotta è spacciata.” Il Re si disperava: “Dove prenderlo quel maledetto Ranocchino? L’aquila lo aveva già digerito da un pezzo.” Si presentò la vecchia: “Maestà, Ranocchino ve lo farei trovare io; ma ci vuole un gran coraggio.” “Mi lascerei anche fare a pezzi rispose il Re.” “Prendete un coltello di diamante, il più bel bue della mandria, una corda lunga un miglio, e venite con me.” Il Re prese il coltello di diamante, il più bel bue della mandria, una corda lunga un miglio, e partì insieme colla vecchia. Nessuno dovea seguirli. Camminarono due giorni, e al terzo, verso il tramonto, giunsero in una pianura. Lì c’era la torre incantata, senza porte e senza finestre, alta un miglio. “Ranocchino è qui!” disse la vecchia.
Scenderanno gli uccellacci
“Quegli uccellacci che aliano attorno alla cima, sono i suoi carcerieri. Bisogna montare lassù.” “O come?” “Maestà, ammazzate il bue e vedrete.” Il Re ammazzò il bue. “Maestà, scorticatelo e lasciate molta carne attaccata al cuoio. Il Re lo scorticò e lasciò molta carne attorno al cuoio.” “Ora rivolteremo questo cuoio” disse la vecchia. “Io vi ci cucirò dentro. Scenderanno gli uccellacci e vi porteranno lassù. La notte, spaccherete il cuoio col coltello di diamante; e la mattina quando l’aquila e gli uccellacci saranno andati via per la caccia,attaccherete la corda alla cima, prenderete Ranocchino e la corona reale, metterete il coltello fra i denti e vi lascerete andar giù. Il Re esitava. “E se la corda si spezzasse?” “Tenendo il coltello fra i denti non si spezzerà.” Il Re, per amor della figliuola, si lasciò cucire dentro il cuoio. E, subito, ecco gli uccellacci di preda che lo afferrano cogli arti gli e se lo portano lassù. La notte, spaccò il cuoio col coltello di diamante e andò a nascondersi in fondo a uno stanzino.
Fiaba di Luigi Capuana