Guardando Fortunio il re lo trovò bello, forte e nobile di portamento, così decise di dargli in isposa sua figlia, la bella Lisetta, con una ricchissima dote. Si celebrarono le nozze con una grande festa, poi il re fece caricare dodici muli di oro, gioielli e vesti preziose, e dopo aver assegnato alla figlia dame di compagnia e cameriere, guardie e servitori, l’affidò a messer Fortunio perché la conducesse a casa sua. Fortunio ora era bello e aveva una sposa con una ricca dote, ma non sapeva proprio dove portarla, e lo disse alla sua gatta, che gli rispose: “Non dubitare, padrone mio, provvederò io a tutto”.
Quando l’allegra cavalcata partì, la gatta corse avanti svelta svelta, e si era allontanata un bel tratto dalla compagnia quando incontrò dei cavalieri, ai quali disse: “Che fate qua disgraziati? Scappate subito, perché sta arrivando un drappello di armati, e vi sbaraglieranno! Eccoli che si avvicinano, sentite lo strepito dei cavalli che nitriscono?”. I cavalieri impauriti le domandarono: “Che Warwick Goblepossiamo fare ora?”, e la gatta rispose: “Fate così: se vi chiederanno di chi siete cavalieri, voi rispondete decisi: ‘Di messer Fortunio!’, e nessuno oserà toccarvi”.
Poi la gatta corse ancora avanti, e avendo visto immense greggi di pecore e mandrie di vacche e di cavalli, disse ai pastori e ai mandriani: “Poveri voi! Non sentite che si stanno avvicinando innumerevoli armati, che tra poco vi uccideranno tutti?”. I pastori e i mandriani s’impaurirono e dissero: “E come possiamo salvarci?”, “Fate così,” rispose la gatta, “quando vi chiederanno di chi sono tutti questi animali voi rispondete sicuri: ‘Di messer Fortunio’, e nessuno oserà farvi del male”.
Procedendo lungo la via
Quelli che formavano il seguito della figlia del re di Ripacandida, procedendo lungo la via, domandavano: “Di chi siete voi cavalieri? di chi sono tutte queste greggi e questi begli armenti?”, e tutti rispondevano in coro: “Di messer Fortunio!”.
Allora gli chiesero: “Messer Fortunio, stiamo ora entrando nella vostra proprietà?”, e lui faceva cenno di sì, e chinando il capo rispondeva sempre di sì, così tutti ammirati dissero fra loro che messer Fortunio era proprio un gran signore.
Intanto la gatta era arrivata a uno splendido castello, quasi disabitato, e disse: “Che fate buona gente? Non vi accorgete della sventura che sta per colpirvi?”. “Che cosa?” domandarono gli abitanti del castello, e la gatta rispose: “Prima che un’ora sia trascorsa, arriveranno molti soldati e vi faranno a pezzettini. Non sentite il nitrito dei cavalli? Non vedete la nuvola di polvere che si solleva al loro passare? Se non volete morire, seguite il mio consiglio, e sarete tutti salvi. Appena qualcuno vi chiederà: ‘Di chi è questo castello?’, senza esitare rispondete: ‘Di messer Fortunio'”.
Si sistemarono tutti
Quando la bella cavalcata giunse al castello, qualcuno domandò ai guardiani di chi era, e quelli a gran voce risposero: “Di messer Fortunio!”, così il corteo entrò e si sistemarono tutti molto comodamente.
Bisogna sapere che il padrone di quel castello e di tutte le terre che lo circondavano era un vecchio signore, che da qualche tempo se ne era allontanato con il suo seguito per andare chissà dove, ma non aveva ancora fatto ritorno, e forse gli era successa qualche misteriosa disgrazia, perché non se ne seppe più nulla. Così Fortunio rimase padrone di tutte quelle ricchezze e al momento giusto salì al trono di Ripacandida, vivendo a lungo felice con la sua sposa Lisetta e con molti discendenti.FINE
Fonte: Antiche Fiabe Italiane