Al tramonto di quel giorno, il sole era apparso tra le nubi con raggi che avevano il colore del sangue. Gli abitanti di Camelot, anche i più vecchi, non avevano mai visto una cosa tanto straordinaria. Sembrava che il fiume e i ruscelli scorressero di sangue, e che nel castello del re divampasse un incendio: i vetri delle finestre, infatti, brillavano sotto il sole rossi come di fuoco.
Non vi era stato vento per tutto quel giorno, ma ecco d’un tratto il vento giunse dal mare, sollevando una grande onda che si infranse mugghiando contro la scogliera: I gabbiano atterriti svolazzarono qua e là, e gli abitanti di Camelot corsero a chiudersi nelle loro case. ove bruciarono l’ulivo benedetto per scacciare la tempesta ed il malocchio. Il sole bruscamente tramontò e si fece buio. I lupi ulularono dal profondo della foresta. Prese a piovere. In verità nessuno aveva mai visto una notte più tempestosa, e la biona gente di Camelot facendosi il segno della croce diceva: “Dio ci protegga dalle streghe e dai maghi.” Era la notte di Candelora.
Nel castello, accanto ad una finestra dai vetri piombati, re Pendragon guardava in silenzio nella notte tenebrosa: un po’ discosto, alle sue spalle vi era un cavaliere dai capelli bianchi, che mormorò: “Sire, l’uomo che attendete non verrà. Nessuno oserà sfidare questa notte di tempesta.”
Re Pendragon, che regnava su Longres e aveva in vassallaggio tutta la Britannia, rispose: “Voi sbagliate, ser Audie. Quell’uomo non ha paura né della notte, né della tempesta. Ah, ser Audie, pago amaramente la mia incauta promessa!”
Dopo queste parole, re Pendragon chinò il capo e sospirò a lungo, e così dolorosamente che ser Audie disse: “Quanto dolore! Ma se quell’uomo non verrà,” aggiunse, “voi sarete sciolto dalla vostra promessa davanti a Dio e davanti a lui.”
Proprio in quel momento, ecco giungere, dalle profondità del castello, un gran tonfo. Ser Audie tacque; e il re alzando la testa esclamò: “Eccolo! Bussa alla postierla settentrionale. Udite?”
Il tonfo si ripeté.
“Questo è dinque il momento: Compite il vostro dovere ser Audie.”
Fonte: Mino Milani “I Cavalieri della Tavola Rotonda”