Trascorsero due anni, durante i quali re Pendragon non uscì che una sola volta dal suo castello, e fu quando accompagnò alla tomba sua moglie, la dolce regina Igraine. Nella cattedrale ove Igraine venne sepolta, re Pendragon pianse a lungo, battendosi il petto; e i suoi cavalieri erano tristi in volto, e tutti mormoravano: “Ah, guardate come piange il re! Guardate come è pallido e magro! Da quella tempestosa notte della Candelora, ricordate?, non è più il terribile uomo che era!”
Ora, siccome re Pendragon non era più il terribile uomo che era stato, molti dei suoi vassalli e i re delle terre a nord e a ovest cominciavano a ribellarsi alla sua autorità. Essi non osavano attaccare il reame di Longres, e nemmeno i castelli che difendevano le frontiere, ma inviavano a Camelot messaggi molto arroganti e irrispettosi. E dicevano: “Re Pendragon è vecchio e stanco, e morrà senza eredi, perché non ha generato figli maschi: Chi sarà dunque re di Longres?”
Per questo, sperando ciascuno in cuor suo di divenire re, essi si agitavano e preparavano le armi: E intanto la vacchia nutrice era morta, e il buon ser Audie era caduto valorosamente, combattendo contro i pirati vichinghi; e così vi era soltanto re Pendragon che poteva testimoniare di aver generato un figlio maschio.
Fonte: Mino Milani, “I Cavalieri della Tavola Rotonda”