Ora avvenne che alla fine del secondo anno, mentre smisuratamente fioccava su tutta la Britannia, re pendragon si ammalasse gravemente. Le campane suonarono chiamando i fedeli a preghiera, e dai regni vicini, come dalle remote terre del nord, o dalle verdi isole dell’Irlanda, cominciarono a giungere a Camelot tutti i duchi, i re e i vassalli. Alcuni venivano per rendere omaggio al re morente; altri, invece, nella speranza di raccoglierne l’eredità.
Tutti si adunarono nella grande sala del castello, dove re Pendragon stava immobile sul trono, confortato dal calore di un fuoco di rami resinosi. Per riguardo, nessuno parlava; ma ecco che finalmente entrò nella sala Lot, re di Orkney. Egli, uomo prode, forte e rotto a ogni fatica, era vestitito di ferro e di pelliccia; si scosse di dosso la neve e, andando a grandi passi davanti al re moribondo disse:
“Io non sono venuto qui per tacere, ma per sentirti parlare. Che hai da dirci, Pendragon, prima di morire? Parla, dunque! Chi siederà al tuo posto sul trono?”
“Parla, parla!” gridarono altri re. “Chi regnerà su Longres?”
Pendragon era molto debole e non poteva rispondere; così crebbe il tumulto nella sala e attorno al trono; e già qualche fedele vassallo stava per mettere mano alla spada, quando una voce forte come il tuono disse:
“Il re parlerà, signori! Tornate ora ai vostri posti!”
Tutti volgendosi videro che era entrato nella sala un uomo molto alto, che aveva larghe spalle, lunghi capelli, barba nera ed occhi scintillanti; e riconoscendo in lui Merlino, il grande mago, tutti tacquero e si scostarono dal trono.
Re Lot disse: “Merlino, noi ci inginocchiamo alla vostra saggezza!”
“Ah, non darti pensiero di questo, Lot! Tu ti inginocchierai davanti al legittimo re di Longres!”
“E chi sarà, dunque? Siamo qui per saperlo.”
Fonte: Mino Milani, “I Cavalieri della Tavola Rotonda”