Fu Ranarl ad aprirle il cancello. Era molto invecchiato, ma conservava ancora la poderosa struttura fisica che ai suoi tempi l’aveva aiutato a diventare un campione di lotta. Prima che potesse fermarlo, lui s’inchinò profondamente. “Vai domna, vai domna! Sei qui finalmente! Non credevamo che saresti tornata davvero.”
“Non fare così. Alzati, via!” disse Carilla con una risata. “Non devi inchinarti a me, vecchio amico. E poi, come vedi, io non sono una dama.”
Sul volto rugoso dell’uomo si dipinse lo stupore quando si accorse dei suoi capelli grigi tagliati corti, e della malridotta uniforme militare che indossava. Il suo sguardo si fermò con aperta disapprovazione sulla spada appesa alla sua cintura. Infine domandò, perplesso: “Sì, vedo. Ma… chi avrebbe pensato una cosa simile? Spesso ci siamo chiesti cosa ne fosse stato di te”.
“Cos’altro avrei potuto fare?” disse Carilla, col tono di chi ha imparato ad accettare l’inevitabile.
Ranarl scosse il capo. “E’ triste che una donna preferisca portare una spada, invece di un figlio.”
Carilla fu tentata di giustificarsi, ma si tenne le parole in bocca. Ranarla aveva buone intenzioni, non era il caso di ferire i suoi sentimenti mettendosi a discutere. “Come sta la mia famiglia?” domandò invece. “La sua lettera diceva solo che sarei dovuta venire al più presto.”
“E’ il dom. Sta morendo. Ho pensato che avresti dovuto vederlo.” Ranarl scosse tristemente il capo. “Tua madre è morta tre anni fa, ma dubito che tu l’abbia saputo.”
“No, non sapevo che mamma fosse morta”, rispose Carilla, accigliata.
“Le cose non sono più come una volta, qui. La mente di dom Garyth vaga altrove, e ora…” La voce di Ranarl si spense.
Carilla sospirò. Nella sua famiglia c’era sangue Ardais. Era una parentela alla lontana, ma un tempo, quando tua madre si arrabbiava, era solita gridare al marito: “Tu hai una vena di pazzia, come tutti i tuoi consanguinei!” Se qualcuno di loro era veramente un pazzoide, comunque, pensò Carilla, era il suo fratellastro Felix, poco più anziano di lei. Essendo il primogenito del loro padre, nato da un precedente matrimonio, ciò che faceva Felix non era mai sbagliato. Già quand’era una bimba di pochi anni lei aveva imparato che non serviva a niente andare a piangere da sua madre, col naso sanguinante e gli occhi pesti, dopo che Felix l’aveva picchiata. “Devi avergli fatto i dispetti”, le diceva sempre la donna.
“I bambini sono bambini”, rincarava la dose suo padre. “Cerca di strgli fuori dai piedi. A nessun maschio piace avere intorno una sorella più piccola dalla mattina alla sera.”
Fonte: “Le Nevi di Darkover” a cura di Marion Zimmer Bradley
Una Nuova Vita -5-
di 28 Marzo 2011Commenta