Il dom scosse il capo, tristemente. “Tornerà quando avrà bisogno di soldi, scommetto. Quello è il solo motivo per cui si fa vedere a casa. Bé, stavolta avrà una brutta sorpresa. Non c’è rimasto niente per lui. Niente, ecco come stanno i fatti.”
“Questo l’hai già detto.” Sospirò Carilla. “Ma non sai che Felix è…” Tacque, vedendo che Ranarl si premeva un dito sulle labbra con un’occhiata di avvertimento.
“Felix è cosa? Uno stupido? Pensi che io non lo sappia? Però è il solo figlio maschio che io abbia avuto, e…” Si sporse verso Carilla e le strizzò l’occhio. “E’ uno stallone, con le donne… mi ricorda come ero io alla sua età. I giovani devono spargere il loro seme, sai. Ma si calmerà, tu aspetta e vedrai.” Il suo volto si rannuvolò. “Non come l’altra mia figlia, la femmina. Quella giovane puledra se n’è andata, e nessuno ne ha saputo più niente. Ha spezzato il cuore di sua madre.”
Carilla strinse i denti per tenersi in bocca una risposta dura. Senile o no, le sarebbe piaciuto mollargli un ceffone. Si alzò, bruscamente. “Io devo andare. Ranarl, vuoi accompagnarmi alla porta?”
“Vai, vai” grugnì il vecchio alzando le mani. “Cosa me ne importa? Tutti quelli che vengono qui vogliono qualcosa. Ma non c’è rimasto niente.” E rise, di una risata demente.
“Ti accompagno fuori, domna”, disse in fretta Ranarl. Quando furono fuori portata d’orecchio, l’uomo la guardò. “Bé, ora hai visto com’è…”
“Più stupido di un cralmac!” Sbottò Carilla
“A volte ha dei momenti di lucidità, ma poi… Bé, in fondo penso che sia meglio così.”
“Non capisco perché tu abbia èpensato di dovermi chiamare”, disse stancamente Carilla. “Non c’è niente che io possa fare, qui.”
“Non è del tutto vero. Nello studio di tuo padre c’è una cosa che devo farti vedere.”
Altri ricordi invasero Carilla mentre seguiva Ranarl nella vecchia stanza polverosa dove c’erano file di tomi rilegati in pelle. Quante volte, seduta sulle ginocchia di suo padre, lo aveva guardato scrivere nel libro mastro della fattoria. E quando cavalcavano fianco a fianco sulle colline… Spesso aveva notato che la guardava, orgoglioso di vederla stare in sella come un uomo. Come aveva potuto dimenticarsene? Con una fitta di colpa si rese conto che tra lei e suo padre c’era stato un buon rapporto, fino a quel giorno fatale. Ciò che l’aveva amareggiata e offesa era stata proprio la certezza che lui avrebbe saputo comprenderla. E per tutti quegli anni lei aveva rifiutato di ammetterlo… fino ad ora.
Fonte: “Le Nevi di Darkover” a cura di Marion Zimmer Bradley
Una Vita Nuova -10-
di 29 Marzo 2011Commenta