Le case del villaggio, addossate le une alle altre, non più illuminate dalle lanterne, videro sfilare veloci e silenziose le donne adulte. Le mura biancheggianti di giorno ora facevano da pallido sfondo alle figure che a piccoli gruppi si dirigevano verso la capanna della Madre. L’anziana donna aveva una sua piccola casa in pietra e mattoni crudi, come tutti gli altri, ma la frequentava sempre meno. Diceva che da vecchia preferiva sentire le stelle più vicine, e l’aria che la accarezzava, e il vento muovere il canniccio del tetto della piccola costruzione in fibra vegetale e legno nella quale teneva le erbe e tutto ciò che la definiva per ciò che era e aveva scelto di essere.
Il fuoco nella capanna era acceso, Irani accoglieva le nuove venute con un infuso addolcito con miele e queste si sedevano intorno al fuoco intorno alla Madre senza chiedere, per rispetto ed educazione, il motivo di quella convocazione. Pur bruciando di curiosità si comportavano amabilmente godendosi l’atmosfera come se si trattasse di uno dei tantoi eventi a loro riservati nel corso dell’anno, consapevoli della forza straordinaria che si sprigionava dai loro incontri, quale che fosse il motivo e la finalità del consesso.
Quando non ci fu più nemmeno un angolino libero e Irani si apprestava a parlare, mentre dal brusio si passava al silenzio, la gatta bianca e nera fece il suo ingresso, attirando gli sguardi di tutte. Passò tranquillamente e autorevolmente tra le donne e si accomodò in grembo alla Madre come se non avesse mai fatto altro in vita sua.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Il Viaggio della Conoscenza -1-
di 22 Aprile 2011Commenta