Aranua fece imperiosamente segno di tacere, eppure nessuno nella capanna aveva parlato. Irani sorrise. La Madre sentiva il fragore della ribellione silenziosa di tutte quelle donne pronte a difendere, proteggere e rivendicare le proprie tradizioni e le vite proprie e del proprio popolo. Le aveva sentite anche lei quelle ondate di ribellione, si era sentita scossa nel profondo, ma aveva sentito anche che quella Marija avrebbe potuto essere un’…amica.
“Sei lontana nel tempo, figlia?”
La madre aveva detto ‘figlia’ ad una sconosciuta. Ad un’annunciatrice di sventure di cui non conosciamo nemmeno la faccia?
Le donne si mossero sempre più inquiete. Irani pensò: ‘sorella’?
“Sì, Madre. Sono lontana.”
“Quanto lontana? Puoi misurarlo?”
Ci fu silenzio. Quella donna, se poi era davvero una donna, non sapeva nemmeno misurare il tempo? Quante lune? Quante stagioni? Quante generazioni? Non sapeva contare, forse? Stavano lì a interrogare un’ignorante?
Ancora silenzio, poi la voce, adesso limpida e sicura disse: “Tra noi e voi, Madre, hanno vissuto moltissime generazioni. Numerose come le onde del mare, come le stelle. Non so essere più precisa. Dipende dall’età in cui le giovani donne hanno generato la prima figlia o il primo figlio.”
“Hai la voce matura, Marija, sei dunque vecchia come me? Il mio nome è Aranua” il tono della Madre si era addolcito.
“Lo sono, Aranua, e sono felice che alla fine di una lunga vita posso avere il privilegio di parlarti.”
“Potresti essere più saggia di me, o altrettanto: Perché mi chiami Madre e perché accetti che ioi ti chiami figlia?”
“Perché sei mia Madre, lo siete tutte voi, senza di voi non sarei mai nata. E perché tutte le donne sono madri, secondo me.”
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Il Viaggio della Conoscenza -5-
di 26 Aprile 2011Commenta