Naturalmente Tommy e Annika andavano a scuola. Si incamminavano ogni mattina, alle otto, tenendosi per mano e con i libri sotto il braccio. Nel frattempo Pippi per lo più cavalcava il suo cavallo, o metteva e toglieva al Signor Nilsson il suo vestitino. Oppure si dedicava alla ginnastica mattutina, che era così: Pippi si metteva dritta e impalata, e poi eseguiva quarantatré salti mortali senza mai fermarsi; infine si sedeva al tavolo di cucina e, in santa pace, si beveva una bella tazza di caffé con pane, burro e formaggio.
Avviandosi di malavoglia a scuola, Tommy e Annika non mancavano mai di volgere uno sguardo di struggente desiderio a Villa Villacolle: quanto avrebbero preferito andare a giocare con Pippi! O almeno se anche Pippi fosse andata a scuola, si sarebbero sentiti meno infelici.
“Pensa come potremmo divertirci tutti e tre insieme, tornando da scuola!” diceva Tommy.
“Sì, e anche all’andata” aggiungeva Annika.
Più ci rimuginavano e più trovavano ingiusto che Pippi non andasse a scuola, così decisero di provare a convincerla.
“Non puoi neanche immaginare che simpatica maesta abbiamo” cominciò Tommy con molta astuzia, un pomeriggio che lui e Annika erano andati a far visita a Pippi, dopo aver studiato diligentemente le loro lezioni.
“Se tu soltanto sapessi quanto ci si diverte a scuola” continuò Annika, “impazziresti a non poterci andare”.
Fonte: Astrid Lindgren, “Pippi Calzelunghe”