Pippi era seduta su uno sgabello e stava lavandosi i piedi in una tinozza. Non rispose, ma mosse le dita dei piedi con tale violenza da far schizzare l’acqua tutta in giro.
“E poi non occorre rimanerci troppo a lungo” proseguì Tommy: “soltanto fino alle due”.
“E c’è vacanza per Natale, per Pasqua, e durante tutta l’estate” incalzò Annika.
Pippi si mordicchiò meditabonda il pollice, continuando a sedere in silenzio. Ma all’improvviso rovesciò risolutamente tutta l’acqua sul pavimento di cucina, così che il povero Signor Nilsson, il quale stava accoccolato buono buono poco più in là giocando con uno specchietto, si inzuppò completamente i pantaloni.
“Non è giusto!” disse Pippi con voce cupa, senza preoccuparsi della desolazione del Signor Nilsson. “Non è giusto! Non lo sopporto!”
“Che cosa non è giusto?” chiese meravigliato Tommy.
“Che fra quattro mesi sarà Natale, e voi avrete vacanza. Ma io, io che cosa avrò?” la voce di Pippi era tristissima. “Nessuna vacanza di Natale, nemmeno la più piccola vacanza natalizia” proseguì in tono lamentoso. “No, così non va. Qua bisogna cambiar vita. Da domani comincierò ad andare a scuola”.
Tommy e Annika batterono le mani dalla gioia.
“Urrà! Allora ti aspettiamo davanti al nostro cancello alle otto”.
“No, no” disse Pippi, “non mi è possibile cominciare così presto. E poi io a scuola ci andrò a cavallo”.
Fonte: Astrid Lindgren, “Pippi Calzelunghe”