Kulìa non aveva fatto una domanda alla nonna, le aveva chiesto di fare una domanda a sua volta, le aveva sollecitato un sogno, per di più doloroso. Fu scossa dall’enormità della cosa. E dal fatto che la nonna avesse, così le sembrava, in qualche modo accettato.
Spostò un ciottolo nella tasca vuota. Altre otto domande. Le avrebbe fatte le i o le avrebbe fatte la nonna?
“La nonna ha accettato di sognare per me!” le scappò detto rientrando a casa. Sua madre si girò bruscamente dal focolare e la fulminò con lo sguardo. “Che cosa hai detto, Kulìa?”
In genere la chiamava “piccola” o “tesoro”. Ma stavolta niente smancerie. Kulìa sapeva di averla detta grossa, di essersi vantata, di essersi comportata da ragazzina quale era, ancora. Si sentì sciocca, aveva sciupato un momento delicato e prezioso, il regalo che la nonna le aveva fatto anche solo ascoltandola, un segreto forse.
“Ho chiesto alla nonna di spiegarmi cose che non capisco, madre. E lei forse lo farà. Domani.”
“La nonna ti ha fatto un grande onore, ma temo che tu non lo meriti.”
“Farò di tutto per meritarmelo.”
Irani uscì per portare la cena a sua madre.
“Mia figlia ti ha importunato, madre. Me ne scuso per lei e se lo desideri non oserà più venire a interrogarti. E’ piena di domande e troppo impaziente.”
“Lo eri anche tu, lo siamo state tutte. Ma Kulìa è speciale, credo.”
“Va bene. Ma deve comunque imparare ad aspettare.”
“Lo farà, aspetterà fino a domani. Io ho deciso di sognare di nuovo il sogno trementìdo per saperne di più. Vorrei che restassi con me. Vorrei che guidassi le donne adulte per accompagnarmi, stanotte.”
Irani tacque. Trovava quella richiesta precipitosa, allarmante, insolita.
“Lo so figlia, è tutto troppo frettoloso: Ma se non lo faccio stanotte temo che non vorrò più farlo.
“Va bene, Madre. Ma solo quando tutti saranno a dormire dopo un infuso forte.
“Sì, figlia. Quando tutti dormiranno.”
Fonte: Sara Morace, “I Racconti di Domani”
Troppe domande -6-
di 19 Aprile 2011Commenta