“La donna Marija ha previsto sciagure, nonna.”
“Le ha viste, non previste, tesoro.”
“Dunque è certo che avverranno?”
“Dipende da tante forze Kulìa, e una di queste forze siamo noi.”
“Noi? Tu, io, la mamma, il villaggio intero, la tribù?”
“Credo di sì, cara. Ci sto pensando, dovremo pensarci molto, ma con calma. Non sarebbe una buona cosa affannarsi, dobbiamo capire cosa c’è nella nostra vita oltre quello che già conosciamo. E nella nostra isola, e fuori dalla nostra isola. Dobbiamo conoscere meglio noi stessi, gli umani. Dobbiamo conoscere megliio la natura che ci circonda e le forze che la presiedono.”
Le carezzò la testa, la nipote la guardava intenta e per una volta non le vennero domande. La Madre la congedò con un sorriso.
“Domani, torna domani piccola mia, e porta a tua madre questi frutti del mare, sono così buoni.”
La gatta bianca e nera, seduta sui quarti posteriori, inclinò la testolina da un lato e scrutò la fanciulla. Accettò le carezze da Kulìa e la accompagnò alla porta, dove indugiava il rosso del tramonto, e poi tornò dentro.”
“Buona notte, Madre” mormorò la fanciulla. Inavvertitamente l’aveva chiamata Madre, invece di nonna. Aveva molte Madri, in effetti. E lei stessa lo sarebbe stata. O forse lo era già? Scrollò la testa avviandosi verso casa. Era complicato.FINE
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Una Giornata Normale -8-
di 28 Aprile 2011Commenta