Molte attività si erano svolte e molte opere erano state compiute, e si era giunti al culmine della festa: il giorno della luna perfetta. Le donne avevano trascorso la notte appena terminata nella grotta sacra sulle pendici della montagna, dove avevano lungamente parlato e si erano imerse nelle acque della fonte che lì sgorgava pura facendosi accarezzare dalle felci. Ora tornavano portando ciascuna quell’acqua in piccole giare decorate: sarebbe servita esclusivamente per scopi cerimoniali, all’inizio dell’adunata finale. Tutta la gente che si andava risvegliando seguì con lo sguardo la fila delle donne che rientrava nella Grande Casa silenziosamente, con la mente ancora rivolta ai pensieri della notte. Andarono a riposarsi in una sala di cui vennero chiuse le porte dopo che il cibo e bevande erano state portate da fanciulle. Alcune di loro uscirono immediatamente, altre si fermarono più a lungo. Kulìa era tra loro. Sua madre l’aveva chiamata con un cenno e lei si avvicinò accucciandosi sui calcagni a fianco della stuoia su cui era distesa Irani. Poco lontano riposava la nonna, col volto segnato dalla stanchezza. Anche sua madre aveva occhiaie profonde ma la rassicurò subito con un sorriso. “Abbiamo solo bisogno di dormire, tesoro, va tutto bene. Voglio affidarti un compito, Kulìa, ed è importante: voglio che tu chieda alle migliori artigiane e ai migliori artigiani che sono presenti, quelli che hanno maggiore facilità a disegnare, decorare e usare i colori, di recarsi dopo il pranzo nella sala grande, e che portino con sé i colori e la polvere fine usata per lisciare i muri, i loro attrezzi, acqua in quantità e torce. Che si facciano sostituire nei loro altri compiti per tutto il pomeriggio. Ci vedremo allora. Avvisali uno per uno, con discrezione, va bene?”
“Sì, Madre, lo farò. Posso fare altro per te? Sembri stanca.”
“Grazie non mi occorre nulla. Solo dormire. E’ stata una lunga notte.”
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Ciò che è Diverso e ciò che è Migliore -1-
di 31 Maggio 2011Commenta