La gente del villaggio preparava la festa d’estate e tutti i materiali che sarebbero occorsi alla sua riuscita. La luna si avvicinava ad essere piena e perfetta, macava solo una manciata di giorni. Le ore di luce stavano per raggiungere la massima durata, poi sarebbero lentamente diminuite e si sarebbe dovuto aspettare un intero anno per vivere di nuovo in quello splendore, che era esaltante e snervante al tempo stesso. Si dormiva poco e l’attività era così intensa che i giorni parevano l’uno attaccato all’altro.
Oltre ai soliti preparativi, a cui partecipavano tutti gli abitanti del villaggio, compreso l’invio di persone in visita alla Grandi Case dell’intera isola, com’era consuetudine, si stavano svolgendo preparativi speciali.
La Madre aveva nuovamente riunito le donne adulte, stavolta brevemente e senza cerimonie, e aveva annunciato che si sarebbe dovuto approfittare della festa dell’estate per lasciare memoria delle loro scelte di vita, memorie tangibili e resistenti al tempo, che testimoniassero di chi fossero e di come vivessero.
La festa era dedicata alla creazione, alla bellezza, al ringraziamento e quindi avrbbero creato oggetti belli e “parlanti” nei quali avrebbero trasfuso le proprie idee e il proprio amore.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
La festa d’estate -1-
di 23 Maggio 2011Commenta