Le donne si guardarono perplesse: era esattamente quello che facevano ogni anno tra le parenti della Grande Casa. “So quello che state pensando, sembra la solita festa, ma vedrete che ci saranno delle novità” La Madre pensava alla memoria, Irani pensava alla parola.
“Dovremmo trovare il modo di far conoscere le nostre idee (quella parola cominciava a comparire molto frequentemente) anche a chi non può ascoltarci perché vive altrove, lontano. Mandare messaggeri in visita va bene, ma ci vorrebbe altro ancora. I segni e i disegni possono parlare per noi anche quando non è presente nessuno del nostro popolo.
Certo, lo facciamo intessendo disegni colorati e dipingendo i vasi, che circolano tra le isole e anche sulla terraferma e sono molto apprezzati, ma potremmo trovare il modo di fare arrivare ancora più lontano il nostro messaggio. Pensiamoci, anche se abbiamo poco tempo. Kulìa, che non partecipava a quella riunione, si era presa un attimo di riposo sulla spiaggia, e cominciò distrattamente a tracciare segni sulla sabbia, mentre il pensiero riandava a quel mattino, che sembrava ormai lontano, in cui aveva pensato di fare nove domande alla nonna. Alla festa sarebbe diventata ufficialmente adulta, qualche tempo prima aveva perso il primo sangue e non era stato un grande evento: sapeva già bene di cosa si trattava ed era preparata. Non c’era stato il tempo di fare la piccola festa domestica che si usava in quei casi ma non ne era affatto risentita.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
La festa d’estate -2-
di 24 Maggio 2011Commenta