Meno di una luna e considerava diversamente se stessa, e gli altri la consideravano diversamente. I cicli non spiegano tutto, pensò. Talvolta bisogna rompere il cerchio, e questo può far paura perché si è abituati e affezionati a un certo ricorrere della vita, ma è anche… magnifico perché permette la scoperta, persino quando è dolorosa.
Dolorosa? Nessuno vuole soffrire. Il ragionamento si arenò, come spesso succedeva quando si spingeva troppo lontano. Ma stavolta non le sembrava di averlo fatto.
Cocciutamente riprovò a tornare sulle sue idee e le parve di aver trovato una soluzione: non bisogna avere paura della scoperta, non bisogna temere di interrompere le abitudini perché se sono buone le ritroveremo in qualunque momento, e si può limitare al massimo l’eventuale dolore in vista del piacere che la scoperta ci può riservare. Era quasi soddisfatta del suo ragionare e di botto invece passò allo sgomento, rendendosi conto all’improvviso che qualcuno poteva decidere di ucciderla, o rapirla e costringerla a giacere contro la sua volontà con una persona che non aveva scelto.
Si accorse di aver stretto i pugni e di avere freddo, anche se il sole scottava. Tornò in fretta al lavoro cercando conforto nella presenza degli altri del villaggio, anche se non disse una parola. Ma Irani aveva “sentito”. E aveva visto: Kulìa, la sua giovane e amata figlia da poco diventata adulta, aveva disegnato sulla sabbia un corpo di donna.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
La festa d’estate -4-
di 24 Maggio 2011Commenta