Irani guardò la Madre in cerca di aiuto, ma quella teneva gli occhi chiusi. Senza aprirli le fece cenno di continuare.
“Come è possibile che io e te ci stiamo parlando?” Irani non si era resa conto di aver fatto la domanda ad alta voce.
“Amore. Credo che sia l’amore che ce lo permette, e un momento molto speciale che non durerà a lungo, Irani. Amore per noi stesse e per gli umani, amore per la terra su cui viviamo e per la natura che ci circonda. Un amore che supera il tempo. Se anche non potessimo più parlarci ricorderemo, e ci parleremo nella mente, pensando.”
“Dunque tu credi che la nostra vita sia in pericolo?”
“E’ sempre in pericolo se diamo per definitivo ciò che è frutto dell’opera di ciascuno ogni giorno. Nessuna regola, nemmeno la migliore, può assicurarci stabilmente la felicità. Noi umani, e le donne più di tutti, abbiamo grandi abilità ma possiamo usarle per fini benefici o non -benefici. Possiamo scegliere, sempre.
“Quel piccolo numero di persone che si è ‘imposto con la forza’ a tutti gli altri ha (avrà?) speciali abilità che noi non possediamo?”
“No, anzi sono rozzi, ineleganti, rumorosi, ignoranti. Hanno scelto di uccidere, hanno attrezzi duri e taglienti, ‘armi’ che usano per far del male ad altre persone, per impaurirle, per rubare i frutti del loro lavoro, per rapire e costringere le donne a giacere con loro. Seminano morte e distruzione, paura e sconforto.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
La Pianta della Vita -3-
di 13 Maggio 2011Commenta