In Italia ci sono più di diecimila mamme teen ager, cioé di età compresa fra 14 e 19 anni; la maggior parte hanno tra 18 e 19 anni, ma ben 2.500 sono minorenni, cioé under 18. Lo rende noto Save the Children, che ha realizzato la ricerca “Piccole mamme”, resa nota oggi insieme al 12.mo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo. L’82% di queste mamme adolescenti sono italiane, contro un 18% di straniere. Ma se a Napoli le mamme teen italiane sono più numerose delle straniere, a Milano e Roma il rapporto è inverso. Il 71% delle baby-mamme vive al Sud e nelle isole: qui i nati da madri under 20 rappresentano il 3% del totale delle nascite nell’area, a fronte dell’1,3% nell’Italia nord-orientale e nord-occidentale e dell’1,1% dell’Italia centrale. L’età media in cui le giovani mamme hanno un bambino è 16-17 anni. Circa il 60% delle mamme adolescenti ha un marito o un compagno, mediamente giovane (tra i 18 e i 21 anni). Solo una piccola parte (19%) ha un lavoro, molte si sono fermate alla scuola dell’obbligo o hanno successivamente interrotto gli studi.
Le donne che partoriscono senza assistenza
Ben 48 milioni di donne nel mondo danno alla luce un bambino senza alcuna assistenza professionale e due milioni partoriscono in totale solitudine, senza neanche un familiare. Lo rende noto Save the Children, nel suo 12.mo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo, reso noto alla vigilia della festa della mamma. Ogni giorno, dice il rapporto, mille donne e duemila bambini muoiono per complicazioni al momento del parto: nella gran parte si tratta di morti evitabili se ad assistere alla nascita ci fosse anche una sola ostetrica. E sono abissali le distanze che ancora separano i Paesi industrializzati da quelli in via di sviluppo, con la Norvegia in cima alla classifica delle nazioni dove mamme e bambini stanno meglio e l’Afghanistan all’ultimo posto, secondo l’Indice delle Madri diffuso da Save the Children insieme al Rapporto. Ogni anno, 358 mila donne perdono la vita in conseguenza della gravidanza o del parto e 800 mila bambini muoiono alla nascita; ad essi si aggiungono coloro che perdono la vita entro il primo mese, oltre 3 milioni. In totale, sono 8,1 milioni ogni anno le morti infantili, cioè che sopraggiungono entro il quinto anno di vita.
Il rischio di mortalità materna
In Italia il rischio di mortalità materna è inferiore a una donna ogni 15.000. Afganistan, Niger, Guinea Bissau, Yemen, Chad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Mali, Sudan, Repubblica Centro Africana sono i 10 Paesi dove i livelli di salute materno-infantile e le condizioni di madri e bambini sono i peggiori al mondo. All’estremo opposto della classifica – al top – i 10 paesi dove il benessere di madri e bambini è massimo: Norvegia, Australia, Islanda, Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Belgio, Paesi Bassi, Francia. La distanza fra i primi e gli ultimi è abissale: in Norvegia ogni parto avviene in presenza di personale qualificato mentre in Afganistan questo accade solo nel 16% dei parti. Una donna norvegese in media studia per 18 anni e vive fino a 83; l’83% delle donne norvegesi fa uso di contraccettivi e 1 su 175 perderà il proprio bambino prima che compia 5 anni; una donna afgana studia per meno di 5 anni e vive mediamente fino a 45; meno del 16% ricorre alla contraccezione, 1 bambino ogni 5 muore prima di arrivare ai 5 anni il che significa che ogni donna, in Afganistan, va incontro alla perdita di un figlio nell’arco della sua vita.
Più servizi per le mamme
Occorre proseguire sulla strada del potenziamento delle misure di sostegno alla maternità e all’ occupazione femminile e dell’aumento dei servizi e delle tutele per le donne lavoratrici: lo afferma il ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, nel suo messaggio a Save the Children in occasione del lancio del 12.mo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo e della campagna “Everyone”, oggi a Roma. “Ho scelto di aderire con grande gioia a questa campagna internazionale contro la mortalità infantile – afferma il ministro – perché tutti noi, nessuno escluso, ci dobbiamo impegnare per garantire i diritti e assicurare condizioni di vita migliori e un futuro dignitoso a mamme e bambini in difficoltà e che lottano ogni giorno per la sopravvivenza”. “Non possiamo girarci dall’altra parte – aggiunge Carfagna – di fronte ai numeri drammatici presentati oggi, che ci dicono che quasi 50 milioni di donne al mondo partoriscono senza assistenza medica e che ogni 4 secondi muore un bambino per malattie facilmente curabili. Fanno riflettere i dati che riguardano l’Italia: il nostro Paese si colloca al 21.mo posto per benessere materno-infantile nel mondo su circa 160 Paesi, una posizione sicuramente alta nella classifica, ma che non può lasciarci soddisfatti. E’ uno sprone questo a proseguire con forte determinazione lungo il percorso avviato sin dall’inizio della legislatura dal Governo, una strada che ci ha visti impegnati a potenziare le misure di sostegno alla maternità e all’occupazione femminile, ad aumentare i servizi e le tutele per le donne lavoratrici“. “Non possiamo lasciare sole queste mamme e i loro piccoli in Italia e in ogni parte, anche la più sperduta, del pianeta in cui ci siano situazioni di povertà e disagio che comportano rischi per la vita stessa. E in questo quadro, un particolare apprezzamento va all’organizzazione Save the Children, attiva in moltissimi Paesi del mondo dove, grazie alla sua ammirevole opera e ai suoi sforzi, vengono salvati e aiutati ogni giorno molti bambini e le loro mamme” conclude il ministro.