Caso strano, dopo il pranzo i due si erano fermati in casa. Kulìa ne approfittò per farsi aiutare a sbrigare piccole faccende e i due si diedero da fare con garbo. In realtà Hussa si domandava dove fosse la madre e come mai Kulìa si occupava del pranzo come se lo avesse sempre fatto. Era curioso, ma non era nel suo stile fare domande, e così non si allontanava nella speranza che Kulìa parlasse senza essere sollecitata. Ma quella, conoscendo il fratello, non faceva parola. Col cagnetto alle calcagnasi sporse dalla porta per la seconda volta, guardando il mare. Ancora niente. Eppure aveva calcolato che nel giro di due giorni al massimo le barche sarebbero tornate.
Il tempo era stato buono e niente altro avrebbe dovuto provocare ritardi. Naturalmente non fece parola di queste sue considerazioni, peraltro poco originali: tutto il villaggio lanciava occhiate al mare pensando che gli altri non lo notassero. Kulìa trovava sciocco questo non-dire di tutti quanti, per quanto sapesse che era considerato di cattivo augurio parlare di quando le barche sarebbero tornate.
Certe tradizioni le trovava sciocche, ed era certa che il dire o il non-dire non influenzassero minimamente le potenze del mare, che potevano essere benefiche o infide. Ma tant’é, non fece commenti ad alta voce.
Hussa si affacciò per la terza volta e lanciò un urlo: “Eccoli!”
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Notizie Portate dal Mare -2-
di 9 Maggio 20111
Dayanara 17 Settembre 2011 il 11:35
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