Avevano assistito troppe volte alle impietose prese in giro dei neofiti per non sapere cosa li aspettava, quindi fecero buon viso e si consolarono all’idea di poter sempre e comunque dire “io c’ero”, e raccontare con calma la propria versione agli amici rimasti a terra per i giorni a venire. Quelli adesso ridevano ma già domani sarebbero stati rosi dalla curiosità.
All’alba il pesce sarebbe stato tagliato e messo a seccare. Ma non si pensava alla fatica del giorno dopo, che avrebbero affrontato tutti insieme. Già l’indomani non ci sarebbe stata distinzione tra chi aveva pescato e chi non si era mosso dal villaggio, ma per stasera la gloria era per chi era andato in mare e i racconti vertevano sui branchi di pesci, sul peso delle reti, sull’altezza delle onde.
Parlare d’altro sarebbe stato scortese. E per quella gente la cortesia era essenziale e irrinunciabile.
Eppure, senza darlo a vedere, Irani sussurrò alla madre che le novità c’erano ed erano pressanti. Quella accennò un assenso, e le ripeté “domani”, accarezzando la gatta Domani che pur amando poco il chiasso quella sera non lasciava il suo grembo e le artigliava dolcemente la mano quando smetteva per un attimo di carezzarla. L’anziana donna sorrise indicando a Irani con la mano libera lo spettacolino che stava dando il cagnolino di Hussa: Capo portava una pietra ai piedi di uno dei commensali e abbaiava finché quella, o quello non gliela lanciava lontano, si precipitava a cercarla facendo ampi cerchi finché non la trovava, la riportava indietro, sempre la stessa e non una qualsiasi pietra, e il gioco ricominciava con qualcun altro.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Notizie Portate dal Mare -6-
di 10 Maggio 2011Commenta