La Madre e Irani erano già state informate la notte precedente dal compagno di Irani, un uomo mite e imponente, rispettato e amato da tutto il villaggio, Zakos. Lo avevano ascoltato in silenzio e tutto si era ricongiunto. L’avvertimento che era giunto loro da un altro tempo riguardava eventi che si andavano svolgendo in terre abbastanza vicine alla loro, e nel loro tempo. Lo stesso Zakos lo aveva pensato ricordando il sogno della Madre. Irani si rigirò tra le mani la spilla a forma di luna crescente che Zakos le aveva portato in regalo. Metallo, usato per realizzare uno splendido oggetto carico di amore, oppure metallo per forgiare grossi e pesanti strumenti di morte. Capacità usate per il bene, capacità usate per il male…
Si erano riuniti in assemblea, facendo attenzione a che i piccoli non fossero lì ad orecchiare, e a turno donne e uomini controllavano che non si avvicinassero di soppiatto. Quella segretezza era scelta molto di rado e solo per il bene dei piccoli, per risparmiare loro dolori e preoccupazioni premature. Passavano anche lunghi periodi tra una riunione riservata e l’altra, e in genere si trattavano argomenti dolorosi, come gravi mancanze alle regole di convivenza, atti di violenza o prepotenza, i quali erano abbastanza rari. Stavolta si trattava d’altro e per l’occasione erano stati invitati a partecipare anche i giovani che erano prossimi a diventare ufficialmente adulti. Kulìa era tra loro.
La nonna l’aveva convocata al mattino e con semplicità le aveva raccontato le questioni principali, facendole dono di grande fiducia e scusandosi per non averle dedicato tempo sufficiente in precedenza.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Una Possibilità -2-
di 18 Maggio 2011Commenta