“Immagino che le tue domande riguardassero ciò che tutti dovremo affrontare e discutere stasera. Ma se non fosse così manterrò la mia promessa nei giorni futuri, figlia mia.” Kulìa scosse la testa, mise subito la mano nella tasca e posò davanti a sé le pietre, i nove ciottoli conservati fino ad allora.
“Era l’ultimo gioco da ragazzina, Madre. Non ha più alcuna importanza. Le domande che verranno troveranno le risposte che sapremo dare. La tua attenzione non deve essere dedicata a me più che ad altri. Ti ringrazio del tuo tempo. A stasera.”
La giovane donna se ne era andata e Aranua notò il mucchietto di pietre che era rimasto davanti al focolare, dove Kulìa era seduta fino a poco prima. La gatta Domani, che era rientrata all’alba, era stesa pigramente lì vicino e ne fece rotolare una con la zampina, come fosse una cucciola, mostrando i cuscinetti rosa ornati di unghie sempre affilate.
Nove pietre… Erano le nove domande, pensò la Madre. Kulìa le ha lasciate qui. Non ha certo smesso di interrogarsi. Ha solo lasciato la sua infanzia, e per il momento l’ha affidata a me, nella mia capanna, per vivere la sua vita da adulta. L’anziana donna ne era commossa. Raccolse con cura i nove ciottoli e li mise amorevolmente da parte.
Domani si aggrappò alla sua tunica mentre passava, per gioco, e fece un’aria furba, improvvisamente pronta a balzar via e a fare qualche altra pazzia felina.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Una Possibilità -3-
di 11 Maggio 2011Commenta