I gatti, pensò Aranua, sono gli unici che non debbono disfarsi mai dell’infanzia, e in questo ci sono immensamente superiori. Riempì la ciotola di pesce fresco arrivato dalla spiaggia, dove i lavori fervevano per completare la preparazione del pescato. Con quel caldo bisognava lavorare in fretta e quasi tutto il villaggio era impegnato in quel compito. Qualcuno però aveva trovato il tempo di salire e portere il pesce fresco per la nuova gatta della Madre, non ricordava più chi. Ma certo che lo ricordava! Era stato Hussa, il suo nipote misterioso che aveva un tocco magico con gli animali. Doveva ricordarsi di parlare con Irani. Un’abilità come quella non andava sprecata.
Aranua tornò con la mente all’assemblea, rasserenata, guardò i presenti con intensità, uno ad uno, e si preparò a parlare.
“Dunque ci sono esseri umani come noi, che nascono come noi da donne, che vivono seguendo una strada completamente diversa dalla nostra. Una strada di uccisione e di prepotenza e sostengono di essere spinti e autorizzati da un dio maschio vendicativo e violento. Per noi ciò è inaccettabile, ci riesce persino difficile pensarlo. Per noi la vita, il suo succedersi e la sua armonia sono la misura essenziale del benessere e della felicità. Per noi la Dea, l’idea che la Dea vegli sui cicli vitali e sull’armonia con la natura, è amore per noi stessi e per la natura e scelta di preservare e curare la vita. Le donne sono più vicine alla vita e capaci di curarla, per questo le abbiamo scelte come guida e i maschi accettano di porsi al loro fianco con dignità integra. Questo è il nostro impegno, che rinnoveremo alla festa d’estate che si approssima.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Una Possibilità -4-
di 11 Maggio 2011Commenta