Le nostre scelte sono minacciate? Le nostre vite sono in pericolo? Può essere che sia così ma potrebbe essere diversamente: le nostre scelte rendono felici noi e potremmo forse convincere altre genti che sono scelte migliori. O forse dovremo difenderci? Non lo sappiamo, ma possiamo prepararci. Quello aveva deciso di dire e quello disse, ed era assai meno di quello che stava pensando. Ma non aveva detto niente di cui non fosse convinta. Semplicemente non riteneva che dovesse essere lei a spingersi oltre. Prepararsi: ne aveva pur accennato.
L’assemblea ribolliva. Prepararsi a convincere? O prepararsi a difendere la pelle? E come? Una selva di mani si agitarono per parlare e molti, molti discorsi si susseguirono. Alcuni credevano che i problemi non si sarebbero presentati sulla loro isola, dove tutti i villaggi condividevano le stese scelte di vita da tempo immemorabile. Altri sostennero che i popoli venuti da lontano non fossero propriamente umani. Altri ancora che bisognava costruire questi strumenti metallici lunghi e affilati ed imparare ada usarli, come misura di dissuasione e di difesa. Del resto costruivano splendide asce doppie per i lavori della terra, e ogni tipo di strumenti utili e ingegnosi.
Le donne adulte, che avevano partecipato alla riunione notturna in cui la Madre aveva sognato e parlato con la donna Marija, intervennero pacatamente e prudentemente trattando in un modo o nell’altro del futuro come qualcosa che dipendeva da loro stessi, dalla gente tutta del villaggio e dell’isola, e delle altre terre.
Fonte: Sara Morace, I Racconti di Domani
Una Possibilità -5-
di 11 Maggio 2011Commenta