L’amniocentesi è una tecnica di diagnosi prenatale invasiva che viene eseguita tra la la 15° e la 19° settimana di gestazione; consiste nel prelevare del liquido amniotico (circa 10-20 ml) ed individuare la presenza di eventuali anomalie cromosomiche nel feto come la Sindrome di Down o la malattia di Tay-Sachs (una malattia metabolica). Il prelievo non è doloroso ma è sempre bene ricordare che vi è un rischio minimo di aborto pari a circa l’1%; per questo se non in casi specifici come l’età della donna superiore ai 35 anni o pazienti che abbiano familiarità per anomalie cromosomiche o nel caso in cui precedenti esami (ecografia, bi-test o altri) non abbiamo dato risultati soddisfacenti non viene mai consigliata. Tramite questo prelievo si può anche individuare la presenza o meno di agenti infettivi come il citomegalovirus o il toxoplasma.
L’esame è a pagamento se viene eseguito in strutture private; è gratuito invece nelel strutture pubbliche se richiesto da donne con più di 35 anni o che siano considerate a rischio.
Non esiste una risposta oggettiva alla domanda “Fare o non fare l’amniocentesi?”; nessuno potrà mai prendere il posto dei genitori, delle persone coinvolte e dire cosa fare nel caso in cui il piccolo fosse affetto da una qualche anomalia. Non penso sia giusto affidarsi solo a numeri, a statistiche: deve essere il vostro cuore a spingervi verso la scelta migliore da fare.
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