Le donne che soffrono della Tiroidite di Hashimoto e ricercano una gravidanza, potrebbero incontrare qualche difficoltà: le donne in età fertile colpite dalla tiroidite di Hashimoto corrono un maggior rischio di partorire figli affetti da ritardi intellettivi e problemi epatici e renali. Ovviamente oggi grazie ai progressi della medicina, con un’adeguata terapia è possibile risolvere completamente queste problematiche. Per chi è alla ricerca di un bebè occorrerà sottoporsi ad un monitoraggio medico periodico e costante, per assicurarsi che i livelli degli ormoni tiroidei siano compatibili con il concepimento: ciò è da eseguire con maggiore periodicità se in famiglia vi sono altri affetti da questa forma di tiroidite.
La malattia purtroppo tende a peggiorare dopo il parto ed occorrerà quindi assumere un dosaggio superiore del medicinale sostitutivo, mentre nel corso della gravidanza si possono verificare dei miglioramenti che però non devono indurre a sospendere il trattamento farmacologico, che deve essere costante. Attenzione poi ad eventuali farmaci o sostanza assunte, anche in maniera involontaria, che possono influenzare l’assunzione di eutirox o altri farmaci per il controllo della tiroidite.
Durante la gravidanza il fabbisogno di ormoni tiroidei è aumentato, in quanto il feto utilizza gli ormoni tiroidei materni: per le neo mamme che sono già in terapia sostitutiva con L-tiroxina è opportuno valutare il dosaggio della terapia ogni mese perché potrebbe essere necessario adeguare il dosaggio, al fine di ottenere valori che esprimano un ottimale compenso ormonale tiroideo. occorre fare anche molta attenzione tra la tiroidite di Hashimoto e l’eventuale associazione con altre patologie autoimmuni delle quali è nota o si sospetta un’azione abortiva, prima tra tutte la sindrome APA, cioè la sindrome da anti-fosfolipidi.
Fonte: Repubblica.it
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