Maurizio Gnazzi, segretario regionale per il Lazio dell’Associazione italiana ostetriche (Aio) e ostetrico presso l’Ospedale Cristo Re di Roma, ha dichiarato qualche giorno fa che più della metà dei papà ha almeno un telefonino acceso e ben funzionante durante il parto. Proprio negli stessi giorni sulla rivista americana Pediatrics è stato pubblicato un articolo che mette in guardia sui pericoli dell’uso di smartphone, tablet e consolle per i bambini, raccomandando di metterli a dieta di tecnologia.
Un paradosso, questo, sempre più evidente. Gli adulti non riescono più a fare a meno della tecnologia – Gnazzi ha dichiarato che in sala parto “tutti i futuri padri si presentano in sala parto con due o addirittura tre telefonini, un tablet e chi più ne ha più ne metta” e solo una metà di loro li spegne – e allo stesso tempo sono loro i responsabili delle modalità e delle tempistiche dell’uso di questi dispositivi a parte dei bambini.
Si tratta di un problema da non sottovalutare perché in ballo c’è la salute e lo sviluppo intellettivo del bambino. Proprio perché un utilizzo eccessivo e non controllato di smartphone, consolle e tablet può portare a gravi danni – tra i quali ci sono obesità, perdita di sonno e comportamenti aggressivi – i pediatri della American Scademy of Pediatrics (Aad) raccomandano di non farli utilizzare mai ai bambini fino al raggiungimento del secondo anno di vita, poi si potrà iniziare ad introdurli tra i suoi giochi ma sempre con delle precise limitazioni orarie.
I device elettronici, inoltre, devono essere assolutamente banditi durante l’uso dei pasti, a qualsiasi età.
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