Esistono bambini di serie A e di serie B? E’ una domanda lecita che viene spontaneo porsi quando guardando le cronache italiane e non solo si nota come a seconda del colore della pelle e del contesto, la vita dei minori o di coloro che ancora devono nascere prenda un valore differente.
Un’osservazione senza polemica, ovviamente. L’aborto viene spesso visto come qualcosa di abominevole nel nostro paese nonostante una legge a regolarlo e si inneggia al diritto alla vita, il quale viene ignorato quando per motivazioni non sanitarie non si concede la possibilità di un parto sano e protetto a persone che hanno come colpa quella di voler cercare condizioni di vita migliori. Allo stesso modo si rischia di lasciare soffrire dei bambini in condizioni di vita pietose ma ci si batte e si urla a gran voce per andare contro la decisione di tribunali e medici esperti.
E mettendo da parte quelli che si possono definire casi speciali, basta vedere come viene gestita la questione vaccinazioni e le proteste ad essa legate. Quando un bambino diventa di serie A o serie B a seconda del contesto? Quando diventa uno strumento per altri obiettivi e questo è valido sia su larga che su minore scala, come talvolta accade tra genitori che divorziano. I minori dovrebbero invece essere tutelati senza se e senza ma, donando loro tutto ciò di cui necessitano a livello sanitario e di sopravvivenza accertandosi sempre che abbiano di che vestirsi, coprirsi mangiare.
Per questo, nel momento in cui si decide della vita e dello sviluppo di un bambino è bene affidarsi alle indicazioni di un pediatra preparato, che sappia consigliare ma non solo: è importante anche mettersi nei panni di quel bambino, in modo serio.