L’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina sta causando problemi anche alle adozioni dei bambini del paese colpiti: decine di bambini, adottati da coppie italiane sono bloccati sotto le bombe a causa della mancanza di un timbro.
Attesa per i bambini e per i genitori
Piccole vite rimangono in stallo nelle cantine degli orfanotrofi per via di una burocrazia che si è dovuta fermare per forza sotto le bombe. E i genitori in attesa che aspettavano l’agognato lasciapassare per poter andare a prendere i piccoli, sono continuamente tramortiti psicologicamente dalla paura che possa succedere qualcosa.
Il dramma di questi nuclei famigliari in costruzione è stato raccontato da Le Iene in un servizio dedicato. Nello specifico i riflettori si sono accesi su 23 famiglie che in seguito a trafile durate anni ora si trovano in un limbo assurdo, che vede i bambini in attesa di adozione rimanere ammassati nelle cantine delle strutture per scampare a eventuali bombardamenti e i genitori adottivi che aspettano di poterli andare a prendere. Accontentandosi di vedere le foto che vengono mandate loro tramite smartphone, in uno stillicidio di aggiornamenti che sembra non dover finire mai.
È necessario comprendere un fattore basilare: per i genitori italiani in attesa i piccoli sono già i loro figli. Li amano e non vedono l’ora di potersi congiungere con loro. È emblematica la testimonianza dei genitori di Sasha, che sarebbe dovuto arrivare in Italia prima dello scoppio del conflitto. Andrea e Viviana vivono costantemente con la paura che al piccolo possa succedere qualcosa e non sanno quando potranno abbracciarlo. Mancava solo la firma del tribunale di Kiev e non si sa quando potrà essere apposta.
In attesa di sentenze online per adozioni
Un’altra coppia di genitori, nel reportage di Giulio Goria sulle adozioni in Ucraina, sottolinea come per arrivare a questo step dell’adozione sono 4 gli anni di attesa e di documentazione da presentare, viaggi da eseguire. Il governo ucraino, nonostante la grave emergenza sta lavorando con associazioni tipo la Caritas per far sì che i bambini possano raggiungere la Polonia e dà lì ricongiungersi con i propri genitori.
Si sta tentando di lavorare per avere, nell’ambito delle adozioni, le sentenze online, in modo da favorire questi passaggi. Ma come è possibile immaginare non è facile per i genitori attendere l’arrivo d’informazioni frammentarie e farsele bastare. E l’attesa già è difficile da gestire in situazioni normali, figurarsi in quelle emergenziali come l’attuale.
Questi bambini già traumatizzati dalla loro condizione rischiano ancora di più per via del conflitto. Potrebbero davvero rinascere in compagnia dei loro genitori.