La storia del neonato morto a Roma apre per forza il dibattito su alcuni temi e ci spinge a farci alcune domande sul modo nel quale le madri vengono trattate all’interno degli ospedali dopo aver partorito. E non solo.
Decesso neonato morto a Roma poteva essere evitato
Attenzione: non stiamo colpevolizzando nessuno ne vogliamo entrare nel merito del caso. Basta però passare su qualsiasi social per leggere come tantissime madri condividano la loro personale storia. E ciò che si evince è che nella maggior parte dei casi più che a vincere la scienza e la preparazione accumulata negli anni sia un approccio tradizionalista ormai anacronistico.
Nessuno ridarà il figlio alla madre del neonato morto a Roma. Ma il suo è un decesso che poteva essere evitato. Prima di tutto smettendo di considerare le donne che hanno appena partorito come super madri fin dal secondo dopo che è avvenuta la nascita. Una volta finito il parto quella che abbiamo è una persona stanca, stremata, stressata e bisognosa di riposo.
Certo, il contatto tra madre e figlio è importante e provare l’allattamento altrettanto. Ma questo non significa obbligare una persona a sostenere determinate procedure se fisicamente non è in grado. L’operatore sanitario, a prescindere dal suo grado, deve essere accanto a chi ha partorito con empatia, controllando che la stanchezza non abbia il sopravvento.
Bisogna garantire assistenza in modo giusto
Consci che se il bimbo non vuole attaccarsi o la mamma non ha il latte non è un problema ricorrere alla formula. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di sottolinearlo quest’ultimo fatto. Ma allo stesso tempo è innegabile che anche tra coloro che dovrebbero saper di più, spesso si punti a spingere verso un approccio da considerare ormai anacronistico.
E se non si vuole o non si può garantire una certa attenzione o assistenza si deve fare in modo tale che chi ha partorito possa avere compagnia. Il neonato morto a Roma con molta probabilità poteva essere ancora vivo se il sistema sanitario avesse in qualche modo o potuto dare garanzie di un’assistenza maggiore a quella che probabilmente c’è stata. Legalmente sarà la magistratura a decidere di chi è la colpa in questo caso.
A parte ciò è ora di rivedere in modo sostanziale l’approccio che ogni ospedale ha nei confronti dell’assistenza alle partorienti. Esse non devono essere considerate come animali da riproduzione. Devono essere sempre considerate come persone che hanno appena superato un’esperienza per molti versi traumatica è stancante.
E per questo devono essere gestite in un certo modo. Storie quelle come quella del neonato morto a Roma non devono assolutamente ripetersi.